Diario - anno III - n. 5 - dicembre 1987

riconoscerle. Del resto, nel lutto del povero c'è sempre qualcosa che manca, un'assenza d'armonia che lo rende più straziante. È costretto a lesinare sul proprio dolore. Il ricco, invece, il suo se lo porta al gran completo. Qual'è la vedova più triste e più rattristante: quella che si trascina per mano un bambino con cui non può condividere le sue fontasticherie, o quella assolutamente sola? Mi è capitato una volta di seguire per ore una di queste vecchie afflitte: rJgida, diritta, con uno scialle liso, c'era in tutta la sua persona una stoica fierezza. La sua assoluta solitudine evidentemente la condannava ad abitudini da vecchio scapolo; e questo carattere maschile dei suoi costumi agg,iungevaqualcosa di provocante e di misterioso alla loro austerità. Non so in quale miserabile caffè e in che modo pranzasse. La seguii in una sala di lettura; la spiai a lungo mentre con occhi attenti, che le lacrime un tempo avevano bruciato, cercava sfogliando i giornali notiz,ie capaci di suscitarle un interesse violentemente personale. · Infine, nel pomeriggio, sotto un cielo incantevole d'autunno, un cielo da cui scendeva una folla di rimpianti e di ricordi, si sedette in un giardino pubblico, in disparte, per ascoltare lontana dalla folla uno di quei concerti con cui le bande militar.i rallegrano il popolo parigino. Doveva essere proprio quello il piccolo piacere vizioso dell'innocente vecchia (di quella vecchia purifiicata); la meritata consolazione di una di quelle soffocanti giornate senza amici, senza conversazione, senza gioia, senza confidenze, che Dio lasciava cadere su di lei trecentosessantacinque volte l'anno, forse già da molti anni. [ ... ) [3] LA SOLITUDINE Un giornalista filantropo mi dice che la solitudine fa male, e a sostegno della sua tesi mi cita, come fanno i miscredenti, le parole dei Padri della Chiesa. 5 Biblioteca Gino Bianco

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