Arsinoè [ ...] Io vorrei che Ja Corte si accorgesse che esistono CerveHi come ili vostro, e facesse qualcosa: Voi dovreste compiangervi, e io sono indignata Che il tempo passi, e voi, voi restiate all'asciutto! Alceste Io, signora? E perché? Cosa dovrei pretendere? Un iservizio allo Stato, io non l'ho reso mai. Cos'avrei fatto, io, secondo voi, di utile, Per chiedere ,a!l>laCorte di ac:corgerisidi me? Arsinoè Non sempre tutti quel1i che godono favori Hanno reso allo Stato questi •grandi servizi. Ci vuole l'occasione, ci vuole anche i!l potere, E il merito che in voi nessuno può discutere Dov,rebbe... Alceste Mio Dio! Figurar,si il mio merito! Ma che cosa volete che interessi aHa Corte! Sarebbe belilo, adesso, che la Corte pensasse A fare l'archeologa dei meriti ignorati! (III, 5) La ricerca di un qualsivoglia riconoscimento, poterè o prestigio pubblico, rende facilmente schiavi di tutti coloro che .possono aiutare a ottenerli, o che potrebbero creare il più piccolo ostacolo sulla via del successo. Da quel momen~o in poi, tutta la propria vità non sarebbe altro che una somma di mezzi per raggiungere degli scopi. 64 Alceste Ma che cosa farei, anche ar,rivato a Corte? IJ mio istinto di viita è di vivere solo. Buttandomi nel mondo, il Cielo non mi ha dato Né polmoni, né anima per respi-rare a Corte; Non ho '1e qualità, non so come riuscire . A formi avanti, ·là, a fare affari e a emergere. Il mio grande talento è d'essere sincero; Non so, con Je parole, giungere a degli 1Scopi; E chi non sa tenere segreto ciò che ,pensa A Corte che ci fa? Di strada ne fa poca. Biblioteca Gino Bianco
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