Diario - anno III - n. 5 - dicembre 1987

La mania di scrivere « senza emozioni vere», Ja vanità di esprimersi di fronte a lllI1 pubblico per compiacerlo e ,riceverne l' approva;,;ione,sono atti più rischiosi di quanto il vanitoso oreda: Signore, non è facìle pronunciarsi in materia, Perché quello che è in gioco, è la creatività. Ma ,r,icordoche un giorno, a un tale, uno di cui Non faccio H nome e che scriveva versi, dissi Che un onest'uomo mai, mai deve abbandonarsi A questa fissazione che hanno tutti di sorivere; Che bisogna frenarsi, frenare questa smania, Questa felicità di esprimere se stessi; Perché il creare, il fare specchio di sé in un'opera, Non si siacome, spesso, fa di noi dei pagliacci. [ ... ] Oronte E io sarei di questi? Non so scrivere, io? Alceste No, non ho detto questo. Io chiedevo a quel tale: Voi, che bisogno avete di s·crivere .poesie? E chi ve lo fa fare, di stampare dei 'libri? Si possono anche ammettere dei ilibri brutti, a patto Che chi li fa e ili vende sia una penna di ,strada. Ma voi ,siete un signore, e non lllI1 pennaiolo, Non vendétevi al pubblico: credétemi, è meglio. Meglio il nome, i:l buon nome che v,i drconda a Corte Che iii brigare e il trattare con editori avidi Per diventare autore di libri miseraMli, E farsi ·rider dietro dalla gente che vale. In sostanza era questo che cercavo di dirgli. (I, 2) Anche Arsinoè, come poco prima Oronte, è piena di entusiasmo morale per le qualità di Alceste. E anche lei gli offre amicizia e protezione politica, o qualcosa di indistinguibile e di ibrido fra l'una e l'a:hra cosa. Ma fistinto anti-pubblico di Alceste anche in questo caso è infalHbiJe. Nelle sue parole, più che pessimismo, risuona un illuminato buon senso. 63 Biblioteca Gino Bianco

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