sembrare e essere, inguair1bile tendenza alla corruzione. Anche se finisce per estendersi a misura cosmica, la mailinconia di Amleto ha una radice mornle e politica. I suoi 1.1apporticon il nuovo re, suo zio, non riescono a essere normali. È un disagio che si esprime fin dalla sua prima apparizione in scena con allusivi, amari paradossi. Claudio: « E tu, Amleto, congiunto e figlio mio ... » Amleto: « Un po' più che congiunto, e meno che padre affettuoso. » (I, 2) La prjma manifestazione di Amleto è nell'ambiguità del suo modo di parlare. Amleto non parla in modo «naturale». Diffida delle parole, le soppesa e le studia. Crea sempre qualche intoppo al discorso. Le sue risposte sono indirette, negative. Procedono per correzioni e opposizioni. Claudio: « Perché ancora cosl rannuvolato? » Amleto: « No, mio signore: son fin troppo al sole. » (ibid.) Prende beffardamente in parola le metafore correnti. Si trincera dietro frasi enigmatiche che non sono propriamente delle risposte, ma che si sbarazzano delle domande priv,andole di senso. Solo a lui la morte di suo padre non sembra un fatto naturale. Le apparenze gli sembrano un imbroglio, e contro la naturaJezza che accetta e impone quelle apparenze, vuole essere innaturaile. Il suo umore di lutto, i suoi oscuri presentimenti, il suo ostinato attaccamento a ciò che era, il suo inspiegabile rifiuto della realtà, lo costringono a discorsi allusivi, frasi oscure, risposte stizzose. E non si tratta solo dei suoi presentimenti circa la morte del padre. Tutto il suo modo di .parlare va al di là di ciò che la situazione prevede e richiede. L'immagine iniziale che Amleto dà di sé, resta forse la più definitiva: « Ho dentro di me qualcosa che supera la possibilità di essere espresso » (I, 2). È una frase, ancora una volt-a, oscuramente allusiva e minacciosa. Ma è anche la definizione del suo singolare destino e di una sproporzione irrimediabile fra l'essere e il manifestarsi. O me54 Biblioteca Gino Bianco
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