Diario - anno III - n. 5 - dicembre 1987

·LE UOVA D'ORO La gatta ha partorito cinque cuccioli, tutti vitalissimi. « Una volta, » dico a una conoscente, « c'era sempre in casa qualche pia donna ,pratica che provvedeva ad annegarne tre o quattro. » « Annegarli? Che orrore! » La rassicuro: chi se la sente più di'fare certe cose? i gattini vivranno. Una volta svezzati, cercheremo di collocarli. Ma nella sua faccia continuo a leggere la riprovazione. Mi sento un po' come lo scolaro che ha sbagliato la risposta, il barbaro ignaro degli usi civili. « Si portano subito dal veterinario, » mi spiega, « un'iniezione. Non soffrono, non s'accorgono di nulla. » Capisco. Non lo fai tu, lo fai fare da un altro. Un medico. Non ha detto «uccidere» né «avvelenare»; «un'iniezione»: quasi una misura profilattica, vaccinati (per sempre) contro la lotta per l'esistenza. Ti accolli la spesa dell'intervento. Una cosa pulita e anonima. Professionale. Utile e indolore. Scientifica. Quindi anche morale. « Salvarsi l'anima», « anima bella»: categorie con cui ancora non troppi anni fa venivano derisoriamente liquidati certi atteggiamenti di distacco, indipendenza dagli schieramenti contrapposti, «aventinismo». Forme di diserzione tanto più spregevoli in quanto accampavano ragioni virtuose. D'altronde, l'ingiuria colpiva anche la posizione di quanti non s'accontentavano di stare « dalla parte giusta », « col partito », di muoversi « nel senso della storia », ma credevano che le responsabilità storiche fossero immediatamente anche responsabilità personali. Se i primi si tiravano fuori dalla mischia per non « sporcarsi le mani », rinunciando al fine per disgusto 37 Biblioteca Gino Bianco

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