Si sa che Hitler e la sua cerchia, quanto più la situazione bellica si faceva disperata, tanto più si rifugiavano nelle magie, negli oroscopi, nei ricorsi storici. Farneticavano, ,per es., che il Reich stesse rivivendo la Guerra dei Sette Anni, con il Grande Federico stretto nella morsa degli eserciti di Austria, Russia, Francia e Svezia. Allora, la morte della zarina e l'inversione d'alleanza del successore a favore della Prussia compirono il miracolo di ribaltare le sorti del oonflitto. Ora, la morte di Roosevelt, salutata da Hitler e dai suoi fedelissimi nel bunker con delirante entusiasmo (i russi erano a Berlino, mancavano pochi giorni alla fine), era il segno certo che il miracolo si sarebbe ripetuto. Schmitt e Jiinger si muovono a un livello stilistico « infinitamente superiore », ma tra la paranoia di Hitler e i giochi eruditi dei due grandi intellettuali corre una certa qual parentela. Il gran lavorio di Jiinger e Schmitt (che godono anche di un notevole agio, esenti come sono da responsabilità politiche e militari) sembra consistere soprattutto nella ricerca di precedenti storici e analogie letterarie. Schmitt, « sorseggiando del buon vino rosso», paragona la situazione tedesca a quella degli anabattisti assediati a Miinster. Più d'una volta si compiace di riconoscersi nella figura del capitano Benito Cereno sequestrato dagli schiavi negri ammutinati (parallelo che ritorna in Ex captivitate salus). Interpretano miti, annotano sogni, decifrano simboli, interrogano i testi dell'antica sapienza. Tuttavia si resta spesso delusi dalla cripticità o vaghezza degli oracoli, molti dei quali, riferiti agli avvenimenti di cui i due sono testimoni, valgono quanto milioni di altri passi sparsi nella letteratura di tutti i tempi e paesi. « Chi sei tu? » Sono le prime parole del saggio che apre Ex captivitate salus. Lo spunto è fornito da un questionario sottoposto a Schmitt dal pedagogista Eduard Spranger, interessato a conoscere le oscure (a Spranger) ragioni personali e intime dell'adesione di Schmitt al nazismo, mentre gli sono chiare le ragioni per cosi dire sterminare questa banda di delinquenti?» (Diario di lavoro, Einaudi 1976, p. 744). Si può essere o no d'accordo, ma almeno questi Junker hanno agito, seppur troppo tardi, pagando con la vita il fallimento del loro tentativo. 30 Biblioteca Gino Bianco
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