Diario - anno III - n. 5 - dicembre 1987

denti e, con lo stesso ramo, mi riempi di botte. Con la mia energica cura gli avevo dunque restituito l'orgoglio e 1a vita. Allora mi sforzai di fargli capire che considerav,o chiusa la discussione, e rialzandomi con la soddisfazione di un sofista del Portico, gli dissi: - Signore, siete mio eguale! fatemi l'onore di dividere con me il mio portafoglio; e ricordatevi, se siete un vero filantropo, che bisogna applicare a tutti i vostri colleghi, quando vi chiederanno l'elemosina, la teoria che ho avuto il dolore di sperimentare sulle vostre spalle. Mi ha giurato di aver capito molto bene la mia teoria, e che avrebbe messo in pratica i miei consigli. [10] I BUONI CANI Neppure davanti ai giovani scrittori del mio secolo sono mai arrossito della mia ammirazione per Buffon; ma oggi non è lo spirito di questo pittore della natura pomposa che chiamerò in aiuto. No. Molto più volentieri potrei rivolgermi a Sterne, dicendogli: « Scendi dal cielo o sali a me dai Campi Elisi, e ispirami, in favore dei buoni cani, dei ,poveri cani, un canto degno di te, sentimentale burlone, burlone incomparabile! Ritorna in groppa a quel famoso asino che sempre ti accompagna nella memoria dei posteri; e soprattutto fa' che questo asino non dimentichi di portare, delicatamente tenuto fra le labbra, il suo immortale amaretto! ». Vade retro, musa accademica! Non so che farmene di questa vecchia bigotta. Invoco la musa familiare, cittadina, vivente, perché mi aiuti a cantare i buoni cani, i poveri cani, i cani infangati, quelli che tutti scacciano come appestati e pidocchiosi, salvo il povero, a cui sono associati, e il poeta, che li guarda con occhio fraterno. Il cane elegante e signorile non lo sopporto, questo fatuo quadrupede, come il danese, lo spaniel, il king-charles o il pechinese, 15 Biblioteca Gino Bianco

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