Diario - anno III - n. 5 - dicembre 1987

dendo le mie parole: - Sl, avet.e'ragione; non c'è piacere più dolce di quello di meravigliare un uomo regalandog1imolto di più di quello che si aspetta. Lo guardai nel bianco degli occhi e fui spaventato nel vedere che i suoi occhi brillavano di un innegabile candore. Vidi allora chiaramente che egli aveva voluto fare, nello stesso tempo, la carità e un buon affare; guadagnarsi quaranta soldi e l'amore di Dio; portarsi via H paradiso facendo economia; e infine acquistarsi gratis una patente di uomo caritatevole. Gli avrei quasi perdonato il desiderio della gioia criminosa di cui un momento prima lo avevo ritenuto capace; avrei trovato curioso, singolare che si divertisse a compromettere i poveri; ma non gLi avrei mai perdonato l'inettitudine dimostrata in questo calcolo. Non c'è scusa per la cattiveria, ma c'è qualche merito nell'esserne coscienti; e H più irreparabile dei vizi è fare il male per stupidità. [5] QUAL'È LA VERA? Ho conosciuto una certa Benedicta, che riempiva l'atmosfera di ideale, e i cui occhi spandevano il desiderio della grandezza, della bellezza, della gloria e di tutto ciò che fa credere all'immortalità ... Ma questa ragazza miracolosa era troppo bella .per vivere a 1ungo; cosl è morta qualche giorno dopo che l'avevo conosciuta, e io stesso l'ho seppellita, un giorno che la primavera agitava il suo incensiere perfino nei cimiteri. Sono io che l'ho seppellita, ben chiusa in una bara di legno profumato e incorruttibile come i forzieri dell'India. E mentre gLi occhi mi restavano fissi sul luogo in cui era sparito il mio tesoro, vidi ad un tratto una personcina che somigliava stranamente alla defunta, e che, pestando sulla terra fresca con una violenza isterica e bizzarra, diceva scoppiando a ridere: - Sono io la vera Benedicta! Sono io, la famosa canaglia! E per punizione della tua fol1ia e del tuo accecamento, tu mi amerai cosl come sono! 8 Biblioteca Gino Bianco

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