tessiv,amente, con la spugna, si tu lavato il bianco, grasso corpo, ed ebbe fatto il pediluvio, Aleksàndr Ivànovic s'accinse a pettinarsi. Dapprima, con la doppia spazzola inglese, si pettinò dinanzi allo specchio, da un lato e dahl'altro, la barba ricciuta, che ai due lati imbianchiva; quindi la ripassò con un pettine di tartaruga a denti radi, e altrettanto fece ai capelli, che ormai gli s'andavano diradando. Col pettine fitto, poi, s'allisdò i capelli; si tolse dalle orecchie l'ovatta sporca, e se ne adattò di nuova. Si mise la biancheria intima, i pedalini, le scarpette, i calzoni,' sorretti da bretelle fiammanti, il gilè; e, senza indossare la giacca, per riposarsi dell'operazione di vestirsi, si sedette su una poltrona imbottita, e, accesa una sigaretta, si diede a meditare sul luogo dove dirigere la pass·eggiata di stamane. Si poteva farla nel parco, ma si poteva anche farla a Portocki (tale era la buffa 1 denominazione del bosco). « Sarebbe meglio a PortockL Eppoi c'è anche da rispondere a quella lettera di Sjemjòn Nikolàjevic ... Sì, ma questo, a più tardi! » Con atto deciso s'alzò in piedi, prese l'orologio (mancavano soltanto di,eci minuti alle nove), lo infilò nella tasca del gilè; nella tasca dei calzoni infilò il borsello col danaro, quanto gli avanzava dei centottanta rubli che s'era portati dietro pel viaggio e per le spesette eventuali di due settimane che intendeva trascorrere presso un suo amico. Il portasigari d'argento, e la macchinetta elettrica per accendere le sigarette, oltre un paio di fazzoletti, se l,i pose nella giacca; poi si fece a uscire dalla stanza, lasciando, come ben s'intende, i1lcompito di rassettare tutto il disordine e la sporcizia, provocati da lui stesso, a Stjepàn, al cameriere cinquantenne, il quale s'•aspettava, come ogni volta, un buon «onorario» (così lo chiamava) da parte d'Aleksàndr Ivànovic, e s'era talmente abituato a questa bisogna, da non sentire neppure un'ombra di disgusto. Datasi un'occhiata allo specchio, e rimasto soddisfatto del suo aspetto, Aleksàndr Ivànovic s'avviò in sala da pranzo. Là, grazie a1le cure d'un altro cameri.ere, della economa e del contadino addetto alla dispensa (.ilquale, ancor prima di giorno, aveva già trovato tempo di fare una corsa a casa sua, al villaggio, per mettere a punto al figHuolo la falce fienaia), in mezzo alla sala da pranzo, sopra 1 Portocki equivale a un «Pantaloncini». 70 Biblioteca Gino Bianco
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