Parte seconda I. Com'è strano, stupefacente, il mio destino! Non esiste, forse, nessun miserabile, massacrato, straziato dalla violenza e dal lusso dei ricchi, il quale senta con la centesima parte ddl'intensità, con cui lo sento ora io, quanto sia ingiusta e crudele, quanto sia orrenda questa violenza, questa beffa dei ricchi alle spalle dei poveri, e quanto piena d'oppressione, d'umiliazione, di miseria, la condizione della maggior parte degli uomini, di quel genuino popolo lavoratore, che s'affatica e che crea la vita. È una cosa che io ho incominoiato a sentire da un pezzo; e questo sentimento, cogli anni, è cresciuto, cresciuto sempre più, fino a raggiungere, in questi ultimi tempi, il più alto grado possibile. In modo straziante, ora, tutto questo mi si dà a sentire; eppure, ciononostante, contiinuo a vivere in questo pervertito, criminale ambiente dei ricchi, e non posso, non so, non ho la forza d'uscirne, non posso, non so arrecare alla mia vita un mutamento tale, che le esigenze del corpo (i pasti, il sonno, il vestire, il trasferirsi da un luogo all'altro) non vadano congiunte con un senso di peccato e di vergogna della mia situazione. C'è stato un tempo in cui ho tentato di mutarla, questa mia situazione cosl in disaccordo con le esigenze dell'anima; ma le complicate conseguenze del passato, la famiglia e le esigenze di essa, non m'hanno lasciato sfuggire alla foro morsa: o, per dir meglio, sono stato io che non ho saputo e non ho avuto la forza di liberarmene. Ormai, varcata l'ottantina, indebolito nelle forze del corpo, non tento più la liberazione; e, cosa strana, divenendomi sempre più intensa, di pari passo che le forze del corpo s'indeboliscono, la coscienza della criminale stortura della mia situazione, io vengo man mano a soffrir sempre più di questa situazione in cui mi trovo. Ed ecco: mi s'affaccia il pensiero che questa Siituazione mia non sia tale invano; che questa situazione esiga da me ch'io esprima 67 Biblioteca Gino Bianco
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