raccontando, facendo mostra ch'erano cose che la interessavano, e che capiva tutto, di quel che lui veniva raccontando. Quando gli era sfuggito di bocca, quella domenica, che sarebbe stato disposto a sposarla, non aveva fatto che esprimere, da ubriaco, ciò che gli stava nella mente. « Sana, semplice ragazza: diventerà una buona massaia, una buona madre. Forse, un giorno, metterò su un'azienduccia agricola, una casa del mio... Ma H fatto è, soprattutto, che a viver cosl solo, non si evita il peccato. E, d'un peccato simile, non c'è niente di peggio! » pensava tra sé. Cosl pensava, una volta di più, anche quella domenica qui dal1' Afanàsjevna in compagnia di Natàlja, e carezzevolmente discorrendo con lei. IX. Era mattino inoltrato quando Ivàn Fjòdorovic Porchunov fu di ritorno a casa, l'indomani. Aleksàndra Nikolàjevna s'era addormentata soltanto a giorno, e la figliuola d'Aleksàndra, di nome Lina, e l'istitutrice inglese coi tre più piccini (due stavano ancora con la governante), gli vennero incontro in anticamera. Baciati i bambini, e data una carezza affettuosa alla nuca 11icciuta di Lina, graziosissimagiovinetta sui sedici anni, con un aperto, allegro, florido viso, a lei si J.'livolsesorridendo: - Ebbene, che fa la mamma? - Se non sbaglio, è andata a letto molto tardi. Del resto, stava bene. - E Njeustròjev che fa? Non s'è fermato, poi? - No, proprio adesso Pjotr Vasfljevic - (era questi un vecchio servitore di casa) - stava dicendo ch'è partito definitivamente, e ha preso con sé la sua roba. - Peccato: era, non solo un bravo maestro, ma anche un brav'uomo, sebbene rivoluzionario. Io avevo ancora una speranza... E tu giovinotto, sei sempre lo stesso attaccabrighe? - disse al suo piccolo Pètja; e si ritirò nelle sue stanze. 6.3 Biblioteca Gino Bianco
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