Diario - anno III - n. 4 - gennaio 1987

mare: e, quando ebbe ben bevuto e fumato, ormai ubriaco del tutto, si recò dall'Afanàsjevna. L'Afanàsjevna scrollò la testa, quando lo vide cosl. - Tu dubiti che io sia ubriaco, vero? Ma da dubitare c'è poco: sono proprio ubriaco; sono ubriaco, però, perché son un uomo debole, e sono un uomo debole perché in me non c'è Dio. Non c'è. E Natàlja dov'è? - Natàsa è uscita. - Ah, Afanàsjevna: è una gran brava ragazza, la tua; io le voglio tanto bene; purché capisse anche lei qual'è la vera vita, me la sposerei! Tu me la daresti? - Via, basta con queste ciance inutili. Va' a letto piuttosto, e fatti un bel sonno fino all'ora di pranzo. - Anche questa è una buona idea. E Pjotr Fjòdorovic s'arrampicò sul palco della stufa, e per un buon tratto continuò a predicare all'Afanàsjevna chissà che cosa intorno alla vita secondo verità; ma, come l'Afanàsjevna uscl dall'isba, senz'altro prese sonno, e dormì fino all'ora di pranzo. VIII. Pjotr Fjòdorovic Solovjòv era figlio d'un diacono del governatorato di Kostromà, del grosso borgo d'Iljfnskoje. Il padre lo aveva messo a studiare in un istituto tenuto da preti. Da quell'istituto, dov'era riuscito primo fra tutti, era passato in seminario. E in seminario aveva continuato ad andar sempre bene, e aveva terminato i corsi come uno dei migliori allievi. Siccome, a tutti coloro che terminano il seminario, si presenta la scelta fra una delle due: vita monastica, con la possibilità delle più alte cariche ecclesiastiche, o vita sacerdotale, con l'impegno d'un matrimonio obbligatorio, Solovjòv, all'uscire dal seminario, aveva scelto la prima. In questa scelta non era stato minimamente guidato dal desiderio d'onori, ma al contrario, da un desiderio di vivere per l'anima, per Dio. Senonché, ancor prima della tonsura, le sue idee erano improvvisamente mutate: erano mutate, più che altro, per il fatto che non solo i suoi compa60 Biblioteca Gino Bianco

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