lizia rurale, e anche là aveva fatto qualche cosa di poco pulito. Questo fratello gli descriveva ora la sua situazione disperata, dicendo che da due giorni non mangiava; e chiedeva denaro. Pjotr Fjòdorovic, di danaro, ne aveva pochino: prendeva quaranta rubli al mese, e gran parte ne dava a questo e a quello, o ne spendeva in libri; sicché, in questo momento, possedeva in tutto sette rubli e quaranta copèche. Ne fece il calcolo subito subito: ma c'era anche da pagare l'Afanàsjevna, da cui stava a pensione per i pasti. Che vuoi fare! Decise di spedire tre rubli; e con l'Afanàsjevna, poi, in qualche modo si sarebbe aggiustato. Ma ciò che lo rattristava era che Vàsia (cosl si chiamava il fratello) si stava perdendo, e giovargli non era possibile. Non spedirgli qualche soldo non era possibile, e a spedirglielo, ci avrebbe fatto l'abitudine; bisognava dunque rifiutare, non tanto per sé, quanto per lui: ma rifiutare non era possibile. Cosl con questa questione irresoluta, r.ipigliò la via di casa, ragionando tratto tratto ad alta voce con se stesso. Ormai nemmeno il biancore della neve lo ·rallegrava molto. Cammin facendo, fu raggiunto da un contadinuccio di Nikòlskoje, .il villaggio dove Solovjòv insegnava; l'uomo viaggiava in slitta, e, salutandolo, gli offrl di ,portarlo. Pjotr Fjòdorovic sall, e attaccarono discorso. Non senza scopo il contadinuccio aveva of.ferto il posto al maestro. Egli s'era recato dal giudice d'un altro villaggio per un certo processo. Sua sorella, vedova, donna in età, abitante in un villaggio dei dintorni, era stata condannata dal giudice a tre mesi di prigione per aver chiesto ai padroni di rinviarle il pagamento dell'imposta, mentre quelli non le avevano accordato il rinvio, e allora il sindaco Je era venuto in casa a riscuotere l'imposta. La vedova gli aveva detto: - Sarei ben felice di· pagarvela, ma non ne ho modo: abbiate pazienza un po' di tempo e appena mi sarò provveduta, ve la pagherò. - Il sindaco non aveva voluto sentir nulla: paga subito! - Ma se vi dico che non ce l'ho! - Se non ce l'hai, porta la vacca! - La vacca non gliela porto: ho i figli piccoli, senza vacca non possiamo campare! - E io ti ordino di portargliela! - No, con le mani mie non gliela porto, - aveva risposto la donna. - Se ne avete il diritto (dice), portatela via voialtri: ma io non gliela porto! - Ebbene, per queste precise parole, il giudice l'aveva citata e condannata a stare in gattabuia. Ma come poteva, lei, lasciare i bambini? 58 Biblioteca Gino Bianco
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