Diario - anno III - n. 4 - gennaio 1987

E aveva steso a lui la mano. Egli la afferrò per la mano. - Aleksàndra Nikolàjevna, vedete... fin dal primo momento che vi ho conosciuta, che vi ho compresa... vi ho amata, - (a fatica riusd a pronunciare questa parola), - vi ho amata! Non sapeva neppure lui che cosa stesse dicendo. Sapeva di mentire, ma qualunque cosa, in questo momento, gli pareva permessa, pur di ottenere lo scopo che d'improvviso gli si prospettava, e che lo attirava irrefrenabilmente. - Davvero? - Sl e sl, con tutte le forze dell'anima, come può amare un proletario, come sono io, dal basso in alto. - Non parlate cosl, non parlate cosl... Essi erano soli; e accadde quello che non s'aspettavano né lui né lei, quello che, in un istante, distrusse a lei diciott'anni di pura, felice vita coniugale, e che a lui restò per sempre nell'anima come un ricordo straziante. Erano le due dopo mezzanotte; ancora sveglia, lei si richiamava alla mente ciò che era accaduto, con orrore e insieme con piacere: e la coscienza di quanto era orribile la sua condizione, le rendeva più grande il piacere di richiamarsi alla mente l'amore di lui. VI. Michai'.lNjeustròjev era figlio d'un veterinario militare, ucciso dal vizio di bere. Sua madre, donna incolta, era ancora viva, e abitava con un altro figlio, Stjepàn, professore di diritto costituzionale presso l'università. Aveva frequentato anche lui l'università, da cui era stato sospeso insieme con altri compagni per attività rivoluzionaria. Come non poteva accadere diversamente nei tempi in cui viveva, e tanto più dopo ch'era stato espulso dall'università, Njeustròjev, giovane dotato d'ingegno, d'aspirazfoni morali e di carattere deciso, era andato a cadere nel circolo dei rivoluzionari. Questo .53 Biblioteca Gino Bianco

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