Diario - anno III - n. 4 - gennaio 1987

i muscoli della fronte e il sopracciglio sinistro, ma anche le guance, e sbiancò. - Ma forse hai qualche infermità? - esclamò Porchunov. - Dottore, per favore ... - Io sto in salute, ma non posso prestare il giuramento, e le armi non posso portade, a causa delle mie convinzioni. - E quali convinzioni? - Queste, che io credo in Dio, credo in Cristo, e non posso diventare un omicida. Ivàn Fjòdorovic scambiò un'occhiata coi suoi collaboratori, e restò qualche momento in silenzio; iJ. viso gli s'era fatto serio. - Bene, - disse. - Io ora non posso dimostrarvi (parlava già dando del voi, anziché del tu), né mi considero in dovere di farlo, se voi possiate o non possiate prestar servizio. Affar mio, semplicemente, è di arruolarvi come abile. Quanto alle vostre convinzioni, le esprimerete dinanzi ai vostri superiori... Il prossimo! Il consiglio di leva si prolungò fino alle due dopo mezzogiorno. Fatta colazione tornarono al disbrigo delle faccende: adunanza dei capi provinciali, quindi comitato per gli stabilimenti di pena, e via, cosl, fino alle cinque. La serata, Ivàn Fjòdorovic la trascorse nel suo appartamento, dapprima firmando carte, poi giuocando al vint in compagnia del presidente della delegazione, del dottore, e del comandante militare. Il treno partiva di buon mattino. Senza essersi tolto il sonno, egli, di buon mattino, si levò, sali in treno, scese alla sua stazione, dove stava ad aspettarlo, con tanto di sonagliere, un bellissimo tiro a tre di bai scuri, del suo allevamento di mezzi trottatori, col vecchio cocchiere Fedòt, amico di casa. E alle nove della mattina la carrozza, fiancheggiando il parco, era in arrivo alla grande casa a due piani di Porchunovo-Nikòlskoje. 46 Biblioteca Gino Bianco

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