Diario - anno III - n. 4 - gennaio 1987

Luigi Pintor, conta Luigi Proietti ma non conta Massimo Troisi, ecc. ecc. Cercare una logica in tutto questo sarebbe da matti. Le ra• gioni sono semplici: disinfomiazione e fretta, cioè (per dirla nel loro linguaggio) « scarsa professionalità ». L'abbrutimento di Alfredo Giuliani. Con chiarezza, onestà e senso della propria posizione, Alfredo Giuliani, critico fine e competente, ha recentemente dichiarato di aver toccato il fondo della propria carriera morale e di lettore: « Ho vissuto lunghe ore di abbrutimento: ho riletto per dovere d'ufficio, con scrupolosa angoscia, La Storia di Elsa Morante, seicento cinquanta pagine di noia e di ambizioni sbagliate. E non ho trovato una sola ragione per salvare questo libro». (Che brutta Storia... , « La Repubblica», 4 novembre 1986). L'evento è notevole. Giustamente l'-autore lo segnala. Si tratta di una vera e propria notizia. Nessun cronista culturale dovrebbe trascurarla. Infatti, considerato il gergo estremistico e idealizzante ormai invalso nella critica lettera·ria, « abbrutirsi » sarà certamente peggio, ma molto peggio, che so?, di ogni più suggestivo e scontato « disperarsi », « smarrirsi », « uscire di senno. », « perdere il proprio Sé », cadere in un « abisso », precipitare in un « baratro ». Prendiamone atto con coraggio: in un pomeriggio d'autunno del 1986, Alfredo Giuliani, critico fine e competente, uomo d'avanguardia sofi:sticato, si è improvvisamente abbrutito. Non per molto, beninteso. Si è abbrutito solo per poche ore. Un'intera vita passata a tenersi su di livello, a custodire in sé rutti i più belli fra gli umani attributi, gli è servita a poco. Come amante e come esperto di poesia, aveva sempre tenuto l'orecchio ben desto a captare i più ultrasonici messaggi letterari. Il suo orecchio era infine arrivato là dove nessun altro orecchio umano si era mai spinto. Col tempo e con l'assiduo esercizio, fr.a tutti i possibili messaggi poetici, egli udiva 37 Biblioteca Gino Bianco

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