Diario - anno III - n. 4 - gennaio 1987

Gli idoli dello sport in Italia sono soprattutto i calciatori (seguono, distanziati, i ciclisti, i piloti ecc.) e l'eventuale popolarità d'un a,lpinistao d'un navigatore può dipendere solo da ragioni extrasportive. Ma il fatto d'aver scritto libri, condotto trasmissioni televisive, reclamizzato cibo per cani, non basta a spiegare che una mediocrità come Fogar sia stato per anni (e sia tuttora, temo) più popolare di Messner, che limitava i suoi impegni a scalare montagne sopra gli 8.000. Né basta l'etnia tedesca di Messner. Bonatti non è mai diventato popolare, sebbene italianissimo, nonché autore d'innumerevoli servizi giornalistici e di libri. In verità, di Fogar gli italiani apprezzano proprio la mediocrità, mentre d'un Messner, come già d'un Bonatti, non sopportano l'eccezionalità. Né la cosa viene nas'COsta.Ci se ne vanta, come d'un tratto di singolare «umanità». Dalla pubblicità Rizzoli per il suo libro Il mio Atlantico: « Fogar non è un eroe, non è un uomo dotato di qualità ecceziona'li... È un uomo coraggioso ma vicino a quello che siamo tutti noi. .. ». Si tace pudicamente sulla slealtà. Fogar che fallisce l'obiettivo spor-tivo suscita simpatia; se poi cerca di imbrogliare le carte, e fallisce goffamente anche in questo, la simpatia sconfina nell'amore. La « figuraccia » diventa la base del successo, perché gli italiani amano solo coloro cui hanno qualcosa da perdonare, dato che siamo tutti peccatori. Amore è stabilire delle complicità. Nessuno, beninteso, è tenuto a entusiasmarsi per le grandi imprese in genere e quelle sportive in particolare, anzi. Però, se ci si vuole sportivi, c'è qualcosa di perverso nel fatto di apprezzare lo smacco quanto e più della riuscita. Se amo un atleta, una squadra, godrò delle sue vittorie, ne patirò le sconfitte. Questa era la regola fino a pochi anni fa. Ma da quando è assurta tra le grandi del caldo la squadra romana, s'è registrata una svolta significativa. Non è tanto l'amplificazione spropositata che viene data alle sue vittorie, che è solo fastidiosa; stupefacente e grottesco è invece l'uso invalso di festeggiare, della Roma, anche le sconfitte. I tifosi di Juve, Inter, Milan, P.ro Vercelli, se la loro squadra perde, vanno a nascondersi; i tifosi della Roma vanno in piazza. La grande festa popolare approntata per la vittoria, ha luogo in tutti i casi. Gli striscioni « Grazie Roma» vengono sbandierati comunque; se ne aggiungono di nuovi, adatti all'occasione: « Grazie lo stesso». « Er gran core de Roma» Biblioteca Gino Bianco 21

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