Diario - anno II - n. 3 - giugno 1986

modo l'arrivo dei marines. Soverchiato, si arrese con i pochi superstiti nella speranza di salvare le loro vite. Processato pochi giorni dopo sotto l'accusa di cospirazione, istigazione dei negri alla rivolta, omicidio di primo grado e alto tradimento, senza alcuna assistenza legale, il 31 ottobre fu condannato coi suoi compagni a morte per impiccagione. Il 2 dicembre la sentenza venne eseguita. Abbiamo utilizzato l'unica traduzione italiana conosciuta del testo di Thoreau (A Plea for Captain John Brown) contenuta nel volume Opere scelte, a cura di Pietro Sanavio, Neri Pozza 1958, apportandovi minime correzioni formali. Sono state omesse qua e là pochissime frasi e espressioni irrilevanti, la cui comprensione avrebbe richiesto note eccessivamente particolareggiate. Segnaliamo ai lettori il volumetto La schiavitù è uno stato di guerra, a cura di Bruno Maffi, Biblioteca delle Silerchie, Il Saggiatore 1962, purtroppo reperibile solo nelle librerie d'occasione, che raccoglie una serie di documenti essenziali per capire la figura di John Brown. In una lettera autobiografica del 1857, parlando di se stesso in terza persona, John Brown così ricordava un episodio della sua infanzia: « Durante la guerra anglo-americana [1812], avvenne un fatto che alla lunga doveva renderlo un fervente abolizionista, e spingerlo a dichiarare, o giurare, guerra eterna alla schiavitù. Gli accadde cioè di abitare per un certo tempo presso un gentiluomo di campagna, che teneva un piccolo schiavo suppergiù della sua età, attivissimo, intelligente e di buon cuore, al quale John era molto obbligato per numerosi piccoli atti di cortesia. Ora il padrone aveva un debole per John, fo voleva a tavola con sé con la sua compagnia migliore e coi suoi amici, e richiamava la loro attenzione su ogni cosuccia intelligente detta o fatta da lui, e sulla circostanza che viveva ad oltre cento miglia da casa sua, solo col bestiame. Invece il ragazzo negro (che non era meno in gamba di lui; anzi, forse lo era di più) mangiava male, era peggio vestito e alloggiato al freddo, e il padrone lo picchiava sotto gli occhi di John con pale di ferro o qualunque cosa gli venisse a tiro. John ne fu indotto a meditare sulla triste e disperata condizione dei bambini schiavi senza padre né madre; perché questi bambini non hanno nessuno che li protegga o provveda loro. E a volte si domandava: È Dio, forse, il loro padre? » 69 BibliotecaGino Bianco

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