stantino, pure espunto, grava il veto incrociato dei desideri agnostico e antiautoritario. Io poi non scarterei a priori l'ipotesi che ii curatore consideri, per esempio, Napoleone un personaggio puramente immaginario uscito dalla fantasia di Tolstoj o di Abel Gance. Ipotesi che vale quasi certamente per Lawrence d'Arabia (però, per coerenz-a, avrebbe dovuto figurare nell'Indice l'attore Peter O'Toole) e molto probabilmente per le esclusioni di Richelieu, Buckingham e Anna d'Austria (invenzioni di Dumas) come pure dei marescialli Grouchy e Cambronne (invenzioni di Hugo), quand'anche non agisse contro di loro il desiderio antiautoritario. E Cristoforo Colombo: assente per distrazione o perché accreditato di un'esistenza puramente televisiva? E Vidocq? E il dottor Guillotin? Retrocedendo nel tempo, i confini tra storicità e mito si fanno ovviamente sempre più confusi. Petché Frine sì è Erosttato no? Perché sì Alcibiade, Senofonte, Antistene, Zeusi, Critone, ecc. e no Aristofane, Ippocrate, Galeno, Pisistrato, Policrate ecc.? Forse il nostro curatore, non sospettando l'esistenza delle enciclopedie, se li è giocati a testa e croce. Ma la esclusione di Laura Antonelli, Eleonora Giorgi, Cochi e Renato, Corrado, John Wayne e altri sulla cui storicità non possono sussistere dubbi, contro la presenza di Mike Bongiorno, Amanda Lear, Garinei e Giovannini, Alberto Sordi ecc.? Distrazione o desiderio? Tra i risultati più creativi, va segnalato un bel caso di contrazione: il dottore gnostico Basilide e il' etnologo Roger Bastide, che nel libro sono citati rispettivamente alle pagine 292 e 22, nehl'Indice vengono ddotti a un'unica, nuova figura: Roger Basilide. Va ancora considerato che il nostro pur così desiderante curatore sia rimasto in una certa misura intrigato dalla nota propensione di Eco per la mistificazione culturale e la beffa accademica. Alcune assenze potrebbero essere attribuite a prudenza, al timore di cascare in qualche trappola ordita dall'Astuto Burilone: per esempio, Assurban1pal e Kay Ka'us ibn Iskander, dai nomi così improbabili, ma anche Pietro J'Eremita, Fra Dolcino e il Migne (che, d'altronde, nel libro figura una volta come patrologo e un'altra come patologo). Peccato che la cautela non sia bastata a impedirgli di scivolare sulla più ovvia delle bucce di banana: nell'Indice infatti troviamo il nome di Pierre Menard, che non è un personaggio minore della Comédie humaine, ma una delle creazioni più clamorosamente note di quel .39 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==