Diario - anno II - n. 3 - giugno 1986

sostenevi che anche Eliot diceva qualcosa sui problemi del mondo contemporaneo » ecc.; « ora credono solo nell'astrologia» e « ti sbattono in faccia il loro Céline letto d'accatto ... » Per concludere: « Razza di vipere, non c'è niente di peggio dei preti spretati, guardatevi dai comunisti delusi, ma dovevate guardarvene anche quando erano illusi, perché vivevano da fascisti il foro comunismo senza sorriso. » (pp. 14-16). Non dico che personaggi del genere non siano esistiti, o meglio, che alcuni tratti del fantoccio costruito da Eco non corrispondano a comportamenti praticati nel cosiddetto « movimento » nelle sue varie fasi. E a tutti è capitato, non solo a Eco, di dover subire i cattivi argomenti e •le pessime maniere di qualche energumeno, giovane o meno ... ...Ma mi torna alla mente un lontano episodio in cui la parte dell'energumeno fu invece sostenuta dalla sedicente vittima. Una serata alla Casa della Cultura di Milano, corrente il '63 o il '64. Ail tavolo, con altri, Umberto Eco. Durante il dibattito, un giovane del pubblico fece un intervento critico alla relazione di Eco. Non ricordo i termini della questione, ma concediamo pure che l'obiettore avesse torto. Probabilmente, un marxista ingenuo. Ad ogni modo, il suo tono era stato tutt'altro che insolente, il pubblico dei più tranquilli, la situazione pienamente in pugno ai relatori; insomma, niente, ma proprio niente a che vedere con quello che sarebbe stato il clima delle assemblee sessantottesche. Eco saltò su come una molla e chiuse professoralmente la bocca al giovane con non so quale citazione da un sacro testo di Marx. La scorrettezza era cosl smaccata che Sanguineti, che sedeva al tavolo accanto a Eco, col quale allora filava il perfetto accordo, si sentì in dovere di protestare facendo presente a Eco che il giovane non era affatto tenuto a conoscere quel testo di Marx e che aveva diritto a una risposta nei termini della sua obiezione, giusta o sbagliata che questa fosse. Ricordo che pensai: o Eco ha fa vocazione del maramaldo, che cerca gloria solo dove si può ottenere senza correre rischi, oppure è dominato da una vanità davvero da quattro soldi, se basta l'obiezione, quasi certamente errata, di uno sprovveduto a mettergli addosso una paura del diavolo. Ma sono vere entrambe le ipotesi. Non voglio sovraccaricare di significato un lontano e lacunoso ricordo. Certo è che la 35 BibliotecaGino Bianco

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