questo, bisogna avere uguale coraggio per affermare che la disseminazione assembleare produce le proprie nevrosi, e che bisogna esserne coscienti. » Anche se la seconda proposizione annulla la prima, producendo un risultato che in termini calcistici si esprimerebbe in un 1 a 1, il fatto di aver usato due volte di seguito un « uguale coraggio » sortisce magicamente l'effetto di far apparire il risultato piuttosto un 2 a O. Messo a segno un colpo cosl brillante, Eco può sfogare la sua miglior vena di umorismo cattedratico fornendo quattro pagine di « regole per giocare all'assemblea », per la delizia dei buongustai deH' « Espresso ». O.11maianche il lettore meglio intenzionato s'è fatto diffidente. Ma quando a p. 97 s'imbatte in un « Ebbene, bisogna avere il coraggio di ribadire ancora una volta ciò in cui si crede », non può impedirsi di riaprire il cuore a una pallida speranza, anche se quel1'« ancora una volta» dovrebbe ben metterlo sull'avviso. E « ancora una volta», puntualmente, l'attende la fregatura. H Credo di Eco consiste infatti in questo: « mai come oggi la stessa attualità politica è attraversata, motivata, abbondantemente nutrita dal simbolico. Capire i meccanismi del simbolico attraverso cui ci muoviamo, significa fare politica. Non capirli porta a fare una politica sbagliata». Tuttavia, benché del tutto sproporzionata al tono perentorio con cui è stata annunciata, la fede nel simbolico è ancora qualcosa. Fo.11se,sviluppando il concetto ... Senonché Eco passa subito a ridimensionare anche questo poco: « Certo, è un errore ridurre i fatti politici ed economici ai soli meccanismi simbolici; ma è altrettanto sbagliato ignorare uesta dimensione ». Il povero lettore passa dalla delusione alla disperazione. Prima gli si promette un bel regalo, poi gli si dà un'elemosina, infine gli vien tolta anche quella. Insomma, chi vuol convincere, il professore, e di che cosa? Fa sul serio o per finta? Dobbiamo crederci o non dobbiamo crederci? Ma Eco è già ripartito a tutto gas per spiegarci che l'esito catastrofico dell'intervento di Lama all'università di Roma va visto anche in termini di « opposizione tra due strutture teatrali o spaziali », di scontro « tra due concezioni della prospettiva, diciamo l'una brunelleschiana [sindacale] e l'altra cubista [studentesca] ». Naturalmente aveva già prudentemente premesso che l'incompatibilità di tipo teatrale-spaziale è solo una delle spiegazioni e ci sono molte altre e più gravi ragioni 30 BibliotecaGino Bianco
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