Diario - anno II - n. 3 - giugno 1986

grandi rivoluzionari non erano degli iracondi, ma dei freddi calcolatori ... da Lenin a Mao». E ancora: « i grandi criminali, quelli che ammiriamo almeno per la perfezione del loro crimine, non sono mai degli iracondi». « Iracondi sono invece i Luddisti, i rivoluzionari da strapazzo che spaccano tutto per impreciso amore di giustizia, commettono ingiustizia e diventano vittime dell'ingiustizia altrui, e muoiono dopo aver fatto tporire. » Il punto è sempre quello: per non cader vittime della rabbia, questa « passione nevrotica quante altre mai », evitate di essere o sentirvi frustrati. E ,prendete esempio da chi è provvisto di un forte autocontrollo: Ulisse, Napoleone, Lenin, Mao, i grandi criminaili, Eco. Il viaggio nel coraggio continua. A proposito del libro Alice è il diavolo del Collettivo A/traverso (Bifo & Co.): « si dovrà avere il coraggio di analizzare la nuova ideologia del desiderio per individuare la natura dei fenomeni sociali che sublima, senza permettersi il lusso di ,liquidare questi fenomeni con facili slogan» (p. 63). Peraltro anche questo come altri appelli al cÒraggio non è posto all'inizio ma alla fine della chiacchierata, sicché il coraggio dovrà averlo qualcun altro. A Eco basta di mostrare come, pur appartenendo alla generazione precedente, con una formazione ·culturale affatto diversa, sia capace di prendere sul serio questi bravi ragazzi bolognesi (immagino allievi di Dams, dove Eco, alternandosi con la più prestigiosa Yale, profonde i tesori della scienza semiologica), li capisca, li spieghi a foro stessi, fornendoli di genitori (Deleuze-Guattari) e di nonni {Nietzsche, avanguardie storiche, Majakovskij). E li metta anche doverosamente in guardia dai « pericoli » e dalle « ambiguità » del loro peculiare rapporto col pubblico. Ma non per questo Eco fa l'errore di giudicare il fenomeno « con criteri nati per spiegare altri fenomeni » (come invece hanno il vizio di fare tutti quelli della sua generazione). Conclude arditamente Eco: « è una faccenda tutta da ristudiare ». È il turno dell'assemblearismo: « bisognerà avere il coraggio di dire che la proliferazione delle assemblee è stata ed è un fatto positivo» (p. 69). Non resta che attendere la consueta sfiilza di riserve, eccezioni, diversioni, correzioni, controdeduzioni che svuotino totalmente un'affermazione così temeraria. Ma Eco stavolta cambia gioco e riesce a sorprenderci con un tiro del tutto nuovo. « Ma, detto 29 BibliotecaGino Bianco

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