Diario - anno II - n. 3 - giugno 1986

3. Chi può dirlo? Ma ha poi senso prendersela con un non-romanziere perché ha scritto un romanzo che m'ha annoiato a morte, e questo romanzo è diventato un best-seller? Non è mica il suo mestiere, quello di scrivere romanzi. Né il mio, quello di leggerli. E se si è montato la testa, biisogna capirlo, con tutto quel che hanno detto i critici. D'altra parte, come si fa a prendersela con l'idiozia dei critici? È il loro mestiere. Il punto però è che quando l'idiozia tocca punte abissali, l'idiozia passa in second'ordine e s'impone la legge dell'abissalità. La dimensione eclissa la qualità. Il fatto stesso che per misurare Il nome della rosa si ricorra a metri spropositati, si evochino valori supremi, basta a farmi cadere in stato confusionale. Al di sopra di una certa quota soffro di vertigini, le profondità eccessive mi schiacciano, e ogni mia sicurezza vien meno. For,se, per incredibile che sembri, Il nome della rosa vale davvero quanto Il corsaro nero ... Forse, chissà, perfino di più, mo1to di più: I tre moschettieri ... Ma perché fermarsi? I promessi sposi, Sterne, Rabelais, Cervantes ... Chi può divlo? Come escludere, in coscienza, che la farneticazione critica abbia ragione? Per limitarmi a un esempio, iilNon1igiova in una glossa al Rullalatte (la fonte è la già citata Guida alla degustazione della Zuppa) ci fa notare che nel Nome della rosa è assente il livello anagogico, che invece nella Divina Commedia è rappresentato dalla terza cantica. Sono colpi da k.o. per un letterato di mezz'età, media owtura e moralità come il sottoscritto. Masochisticamente resisto, mi sforzo di sopportare il confronto Eco-Dante sviluppato dal Gonnavio'la. A differenza di Dante (argomenta i.INinavoglio) Eco, dovendo fare i conti con la disperazione etica e Ja teologia negativa dei nostri tempi, si vieterà doverosamente il livello anagogico, e quindi non potrà che scrivere una tragedia (e che cosa sarebbe il poema di Dante, privato del Paradiso, è sempre il Nonvaligio che parla, se non precisamente una tragedia?). Dal momento poi che la forma tragica par excellence del XX secolo è il giallo, poiché (sempre seguendo il ragionamento del Vogliolina) non cessa di riproporre hl problema etico fondamentale, quello del Male, Eco scriverà, inevitabilmente, un romanzo 25 BibliotecaGino Bianco

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