Diario - anno II - n. 3 - giugno 1986

I commentatori di sinistra sottolineano e valorizzano la « voglia di vivere» dei manifestanti contro le centrali nucleari. Ma quale vita hanno voglia di vivere? Riuscirebbero a fare a meno di una serata di televisione e del pieno di benzina di domani? La voglia di vivere di noi europei è da tempo diventata oscena. Perfino il nostro pacifismo di mangiatori di risorse lo è. « Lo sviluppo non si può fermare»: lo ha r.ipetuto, come un pappagallo, il nostro attuale presidente della repubblica, uomo devoto. Davvero non si può, non si potrà fermare mai? Si è mai vista, umanamente parlando, una cosa del genere, qualcosa che non si ferma e non si fermerà mai? Altro che materialismo gretto, questo è idealismo assoluto! Si sacrifica tutto (senza voler rinunciare a niente) in nome di un'Idea diventata Produzione per il Profitto, idea ormai del tutto priva di alternative su tutta 1a terra, dato che, se non ho capito male, siamo tutti antistalinisti e antipauperisti... È l'esistenza stessa dei cosiddetti paesi sviluppati (Usa, Giappone, Germania federale, Francia, Gran Bretagna, Canada, Italia ...) a rendere impossibile l'eliminazione del mito del Progresso. Il mito del Progresso sono questi paesi, con i loro governanti e i loro governati, con la loro industria e i loro livelli di vita, con le loro grandi città, i loro giornali, i loro programmi televisivi. Sono diversi decenni che questo mito del Progresso viene dichiarato superato: ma non si trova il modo di farne a meno, quando si tratta di vita pubblica, di retorica pubblica, di opinione pubblica. Tutti gli intellettuali si dichiarano immuni dal mito del Progresso e tutti hanno paura di passare per passatisti, sono cioè progressisti e anti-progressisti nello stesso tempo. Chi chiamerebbe, pubblicamente, Regresso qualcosa che è avvenuto oggi rispetto a qualcosa che è avvenuto ieri? 9 Biblioteca Gino Bianco

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