sapesse o volesse usarne, intorno al medesimo. Perché, in sl fatti generi, le cose quanto sono più rare, tanto meno si apprezzano. Il pubblico, appunto perché in ciò negligente, ed assuefatto a trascurar tale studio, non ha né gusto né capacità né per sentire né per giudicare le bellezze degli stili, né per esserne dilettato. Perché certi diletti, e non sono pochi, hanno bisogno di un sensorio formatovi espressamente, e non innato; di una capacità di sentirli acquisita. A chi non l'ha, non sono diletti in niun modo. L'arte più sopraffina non sarebbe conosciuta: l'ottimo stile non sarebbe distinto dal pessimo. [ ...] [13] Molti libri oggi, anche dei bene accolti, durano meno del tempo che è bisognato a raccorne i materiali, a disporli e comporli, a scriverli. Se poi si volesse aver cura della perfezione dello stile, allora certamente la durata della vita loro non avrebbe neppur proporzione alcuna con quella della lor produzione; allora sarebbero più che mai simili agli efimeri, che vivono nello stato di larve e di ninfe per ispazio di un anno, alcuni di due anni, altri di tre, sempre affaticandosi per arrivare a quello d'insetti alati, nel quale non durano più di due, di tre, o di quattro giorni, secondo le specie; e alcune non più di una sola notte, tanto che mai non veggono il sole; altre non più di una, di due o di tre ore. [14] N. N. legge di rado libri moderni; perché, dice, io veggo che gli antichi a fare un libro mettevano dieci, venti, trent'anni; e i moderni, un mese o due. Ma per leggere, tanto tempo ci vuole a quel libro ch'è opera di trent'anni, quanto a quello ch'è opera di 75 Biblioteca Gino Bianco
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