lezza d'opere che tu facci. Mirano e tacciono eternamente; e, potendo, impediscono che altri non vegga. Chi vuole innalzarsi, quantunque per virtù vera, dia bando alla modestia. Ancora in questa parte il mondo è simile alle donne: con verecondia e con riserbo da lui non si ottiene nulla. [5] Nessuna professione è sì sterile come quella delle lettere. Pure tanto è al mondo il valore dell'impostura, che con l'aiuto di essa anche le lettere diventano fruttifere. L'impostura è anima, per dir così, della vita sociale, ed arte senza cui veramente nessun'arte e nessuna facoltà, considerandola in quanto agli effetti suoi negli animi umani, è perfetta. Sempre che tu esaminerai la fortuna di due persone che sieno l'una di valor vero in qualunque cosa, l'altra di valor falso, tu troverai che questa è più fortunata di quella; anzi il più delle volte questa fortunata, e quella senza fortuna. L'impostura vale e fa effetto anche senza il vero; ma il vero senza lei non può nulla. Né ciò nasce, credo io, da mala inclinazione della nostra specie, ma perché essendo il vero sempre troppo povero e difettivo, è necessaria all'uomo in ciascuna cosa, per dilettarlo o per muoverlo, parte d'illusione e di prestigio, e promettere assai più e meglio che non si può dare. La natura medesima è impostora verso l'uomo, né gli rende la vita amabile o sopportabile, se non per mezzo principalmente d'immaginazione e d'inganno. [6] E' cosa detta più volte, che quanto decrescono negli stati le virtù solide, tanto crescono le apparenti. Pare che le lettere sieno soggette allo stesso fato, vedendo come, al tempo nostro, più che va mancando, non posso dire l'uso, ma la memoria delle virtù dello stile, più cresce il nitore delle stampe. Nessun libro classico fu stampato in altri tempi con quella eleganza che oggi si stampano le gaz71 Biblioteca Gino Bianco
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