Diario - anno I - n. 2 - dicembre 1985

par che sia poco fortunato in questo secolo, il pianto fu e sarà sfortunatissimo in tutti i secoli. A ogni modo, forse si è riso già troppo in questo ·preambolo, quand'anche a qualche lettore il nostro riso paresse una sorta di pianto. E conchiudendo diciamo, che spesso si daranno pareri intorno a libri nuovi: in materia de' quali pareri, speriamo che gli autori che saranno lodati in questo Giornale, avranno care le nostre lodi per questo, che essi ed il pubblico vedranno chiarissimamente che le non saranno, non solo adulazioni, ma neppur cerimonie né segni di benevolenza. Anche si parlerà di teatri e di spettacoli; e si daranno traduzioni di cose recenti e poco note da diverse lingue, purché ci paiano cose veramente notabili, e purché corrispondano al tenore delle nostre opinioni, e all'indole del Giornale, il quale intendiamo che serbi in ogni sua parte un color solo. E se di tal qualità ci verranno, come desideriamo e preghiamo, articoli nuovi da valenti ingegni italiani e stranieri, noi li riceveremo con gratitudine, e li pubblicheremo con fedeltà. Gli altri compilatori non dichiarano i loro nomi per ora. Il nome qui sotto scritto è di quello che ha steso il presente preambolo. Giacomo Leopardi [2] La sapienza economica di questo secolo si può misurare dal corso che hanno le edizioni che chiamano compatte, dove è poco il consumo della carta, e infinito quella della vista. Sebbene in difesa del risparmio della carta nei libri, si può allegare che l'usanza del secolo è che si stampi molto e che nulla si legga. Alla quale usanza appartiene anche l'avere abbandonati i caratteri tondi, che si adoperarono comunemente in Europa ai secoli addietro, e sostituiti in loro vece i caratteri lunghi, aggiuntovi il lustro della carta; cose quanto belle a vederle, tanto e più dannose agli occhi nella lettura; ma ben ragionevoli in un tempo nel quale i libri si stampano per vedere e non per leggere. 67 BibliotecaGino Bianco

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