IL PIÙ PESSIMISTA Come repertorio di belle frasi tutte terribili, E. M. Cioran non teme confronti. La sua maldicenza è inflessibile e soddisfatta. E' globale. Il suo umore ha un costante colore bigio, livido, cinerino, violaceo, penitenziale e spavaldo. Coerente fino allo spasimo nella confessione puntigliosa dei suoi odii, Cioran ha già previsto tutto il peggio e perciò, in materia di sventure, disillusioni e distruzioni, non corre rischi. Il suo modo di intonare il discorso, con l'uso indiscreto e magniloquente del « noi», è inconfondibile: Per quasi tutte le nostre scoperte siamo debitori alle nostre violenze, all'esacerbarsi del nostro squilibrio. Persino Dio, per quanto ci incuriosisca, non lo scorgiamo nell'intimo di noi stessi, bensì al limite esterno della nostra febbre, esattamente nel punto in cui, la nostra rabbia fronteggiando la sua, ne risulta una collisione, uno scontro rovinoso per Lui non meno che per noi ... Non c'è opera che non si ritorca contro l'autore ... Colui che, rispondendo alla propria vocazione e portandola a compimento, si agita dentro la storia, è causa della propria rovina... (La tentazione di esistere, Adelphi 1984, p. 11). In un'epoca popolata di caricature, questa perfetta caricatura dell' aforista amarissimo non è neppure un caso raro, sebbene finga la rarità e perfino l'unicità assoluta. Rappresentando la quintessenza del pensiero negativo e antiprogressivo, impersonandolo senza incertezze e senza ironia, Cioran è molto prevedibile. La sua regola, infatti, è questa: egli dirà, a proposito di qualunque argomento, la frase più pessimista ,che si possa concepire: ... tutto in noi, fin nelle fibre nervose, ha ribrezzo del paradiso. Soffrire: il solo modo d'acquisire la sensazione d'esistere; esistere: l'unica maniera di salvaguardare la nostra perdizione. Così sarà fintanto che una cura di eternità non ci avrà disintossicati dal divenire ... (op. cit., p. 25). 59 Biblioteca Gino Bianco
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