Faccio finta di niente, eppure l'atto .dell'acquisto non ha risolto i miei dubbi. La mia assoluta normalità di' uomo con la Repubblica sotto il braccio non mi lascia· tranquillo. Invece di sentirmi a posto, sento crescere in me un fastidioso rimorso. Un senso di vergogna e di sconfitta. Una nausea e una noia mortali. Che farò? Riuscirò a svincolarmi dal mio penoso asservimento? Sento lottare in me due opposte follie: quella di chi continua a leggere il giornale e quella di chi decide di smettere. Alati o tetri che siano, gli umori che ci accompagnano al risveglio vengono immiseriti dalla lettura. di questi articoli, dall'ascolto di queste prediche. Il senso di solitudine si trasforma nello stupido conforto del sentirsi partecipi. L'umanità ama il proprio tormento, si diverte con l'omicidio, procede imperterrita verso la propria distruzione. Tutto questo è documentato e provato da mille episodi, da infinite cronache, da stucchevoli commenti. Ed è, nello stesso tempo, negato e addolcito da un tono volonteroso, professionale, ben saldo. Il tono con cui il giornalismo ripete a se stesso. la fiducia nella propria indispensabile funzione e nel proprio eterno. ritorno. La fine del mondo ci sarà, prima o poi. Ma noi la apprenderemo da un vibrante articolo di fondo del Direttore, sostenuto da un pezzo di spalla del Vice, mentre un riquadrato in basso ci annuncerà, nell'inserto speciale, un dibattito a più voci fra il Lungimirante, il Dimostrativo, il Frenetico, il Pensoso, il Fumoso, il Vanesio. Che giornata sarà quella! Che bel tema! Che magnifiche firme! Che tappa essenziale verso il lan~iò planetario e galattico del nostro più autorevole e intemerato organo di stampa! Ma che cos'è questa aggressiva svalutazione del giornale che leggo? In nome di che cosa sentenziare duramente a proposito dei giornalisti e dei commentatori? Da quale pulpito? In quale torre· d'avorio? Su quale Aventino? · Mi basta cominciare a leggere l'editoriale di Scalfati per trovarmi subito in sintonia. Prende le distanze, ironizza sugli addetti ai lavori, snocciola atti d'accusa, elenca problemi irrisolti. Punta il dito contro la corruzione, contro l'ipocrisia, contro il vaniloquio 4 Biblioteca Gino Bianco
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