Diario - anno I - n. 2 - dicembre 1985

Nel nostro dialetto « poeta » si dice di qualcuno sostanzialmente innocuo ma da non prendere alla lettera; il contrario di pratico; poco serio, scioccherello. Similmente, « idea » implica alcunché di stravagante: « neanche per idea » equivale a « neanche per scherzo » (« ipotesi bizzarra »); e ancora, scarsa misura: per chiedere un goccetto di vino, « dammene un'idea » ... Un tale, per scusarsi d'aver detto una sciocchezza: « S'fa per ragiunà ... » (si fa per dire): dove il « ragionare » coincide col significato più basso che può avere l'uso della parola, il parlare « tanto per parlare». Dice: « La prova che sotto sotto l'uomo è ancora peggiore di quel che le regole sociali gli impongono di essere, è data dall'ubriachezza. L'ubriaco, che s'è liberato da inibizioni e convenzioni ... com'è noioso! Le confessioni " col cuore in mano ", che stupidaggini! Che banalità i sentimenti sinceri, che miseria i segreti! In vino veritas: se cosi fosse, che verità desolante! La maschera, alla fin fine, è ancor sempre meglio del volto. » Tizio. Hai visto? Forattini ha lasciato la Stampa e è tornato alla Repubblica. Caio. Càspita! Sempronio. Non me n'ero accorto. « Finire sui giornali » rappresentava per i nostri vecchi quasi la massima disgrazia e vergogna. L'indeterminatezza dell'espressione Biblioteca Gino Bianco

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