pido. Quelli invece commentano sempre favorevolmente qualunque atto compiano, qualunque rapporto stabiliscano, qualunque situazione in cui vengano a trovarsi. « Tutto bene » « Un successo, non ti pare? » « Mi sto divertendo moltissimo. » (Ma che ci sarà mai di male a non divertirsi?) Trovano tutti «simpatici», credendo cosl di pagare il biglietto per aver diritto alla simpatia di tutti. Hanno sempre appena letto un libro « straordinario », visto uno spettacolo « divertentissimo>~, scoperto un ristorante« delizioso », conosciuto un personaggio « importante » (nonché « simpaticissimo »), passato una vacanza « interessantissima ». I problemi trovano sempre « una soluzione più che soddisfacente ». Se va male, « s'è fatto del nostro meglio, non si poteva fare di più ». In ogni caso, « si sono fatti dei progressi. » La loro vita è un continuo congratularsi seco medesimi. Sono anche disponibili all'autocritica, ma con le debite garanzie. O si addossano colpe palesemente immaginarie, oppure ingigantiscono colpe reali: ottimo sistema per riscuotere prontissime assoluzioni. Mai che si accusino di atti concreti, una piccola prepotenza specifica, una determinata piccola viltà... Niente peccati veniali; solo peccati « importanti », che se non stai attento con un niente si trasformano in grandi virtt1, e ti tocca anche fargli i complimenti ... Si vergognassero, una volta! Provassero un rimorso! Non c'è pericolo. « ... Venuta la sera, io mi parto di casa; et in su l'uscio mi spoglio de' cotidiani panni reali et curiali et mi metto una veste piena di fango et di loto; et rivestito condecentemente, entro nell'hosteria; quivi è l'hoste, per l'ordinario, un beccaio, un mugnaio, dua fornaciai; dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo, che solum è mio, et che io nacqui per lui. » In amore, dice, si mente sempre. Lui (lei) mi ha già tradito. Tutto farebbe credere che mi tradisca ancora. Eppure, nonostante la .33 BibliotecaGino Bianco
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