ancora più documentati e competenti - e sarebbero per questo ancora più inascoltati e inefficaci. 4. Furbi o imbecilli? Così, perplesso e di malumore, mi chiedo, con la Repubblica in mano, incapace di portare a termine la lettura di un solo articolo, se proprio ho il dovere, ogni mattina, di ingoiare questo rospo. Il Principio di Realtà che il giornale rappresenta è forse diventato illusorio: un puro inganno. O forse quel principio, di cui continuiamo ad avere bisogno per non cadere nell' irresponsabile confusione soggettiva, è rappresentato male, abusivamente. La casta dei giornalisti è una casta di usurpatori? Di mistificatori e di maghi? Di esorcisti e di medici d'anime? Di poveri diavoli? Sono molto furbi o sono degli imbecilli? Hanno un forte e s~ldo senso del reale o vivono avvolti in una competenza professionale che è solo un bluff? I giornali sono davvero l'espressione del nostro scetticismo laico, illuminista e moderno? O sono gli eredi malamente mascherati del dogma, della metafisica, dei riti più oscurantisti e della mentalità più crudele? Leggendoli, assumiamo informazioni o recitiamo uno scongiuro? Entriamo in un rito di partecipazione o rinsaldiamo la nostra coscienza critica? Ascoltiamo ancora un po' la loro viva voce: « Il paese - è bene dirlo con franchezza - non si diverte granché a queste recite, ma è abbastanza consapevole della gravità dei problemi sempre irrisolti e sempre rinviati. Vorrebbe un governo che una volta per tutte li prendesse di petto, quei problemi, e ci andasse fino in fondo. » (Scalfati) « La questione morale ha assunto una tale portata che, in ogni momento, potrebbero derivarne conseguenze dirompenti. Eppure tutto lascia prevedere che, ancora una volta, prevarrà la normale amministrazione. » (Gambino) « Se parliamo di moralità, accanto e oltre la politica, non do10 Biblioteca Gino Bianco
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