Diario - anno I - n. 1 - giugno 1985

teresse; ammiro la perspicacia con cui tu hai scoperto questa segreta infedeltà di cui io non avevo il più lontano sospetto. Ma che, ora ch'io so come stanno le cose, mi divida da lei, no, a questo non so decidermi. Io sono abituato alla mia vita di famiglia e non ne posso fare a meno; di più, essa ha un buon patrimonio e anche di questo non posso fare a meno. Però io non nego che mi sarà cara qualunque altra informazione sull'argomento e la riceverò col massimo interesse; perché - e non per farti un complimento - il caso è straordinariamente interessante ». E' ben terribile avere un tal senso per l'interessante. Ed è anche terribile trovare « interessante » che il culto divino a cui si partecipa è un'offesa a Dio, eppure non rinunciarvi, perché vi si è abituati. In fondo ciò significa non tanto disprezzare Iddio quanto disprezzare se stesso. Si trova disprezzabile valer come marito e non esserlo, eppure un uomo può trovarsi in questa condizione senza sua colpa, per l'infedeltà della donna; si trova tutt'affatto deplorevole il trovarsi in tale situazione e il rimanervi. Ma aver religione in un modo tale da sapere che il culto divino a cui si partecipa non è che offesa verso Dio (e ciò non avviene mai senza colpa personale); sapere questo e insieme voler continuare ad aver tale religione: questo significa disprezzare se stessi sino nel profondo. Ma c'è qualcosa che è ancora più triste di quanto la gente creda che possa avvenir di più triste per un uomo: l'impazzire; c'è qualcosa, dico, di più triste. V'è una sordità morale, una miserabile assenza di carattere che è più terribile, e forse anche più insanabile, della pazzia. Ma che un uomo non possa più trarsi dalla propria miseria, che il suo sapere non giovi più a trarlo fuori: questo è forse quanto di più triste si possa dire di un uomo. Come un fanciullo che lascia salire l'aquilone, egli lascia salire il suo sapere; è interessante, straordinariamente interessante per lui osservarlo, seguirlo con gli occhi; ma egli non si alza, rimane giù nel fango, sempre più misero, sospirando verso l'interessante. Chiunque tu sia che ti trovi in queste condizioni, se tu sei cosl, vergognati, vergognati, vergognati! 85 Biblioteca Gino Bianco

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