Diario - anno I - n. 1 - giugno 1985

Non è facile trovare un'esistenza meno pubblica di quella di Kierkegaard, più aliena dal!'attualità. I suoi libri, da Enten-Eller (Aut-Aut} a Timore e tremore, dalla Ripresa al Concetto d'angoscia, dalla Malattia mortale alla Postilla conclusiva non scientifica ecc., escono tutti sotto vari pseudonimi. L'ultimo anno di vita segna un radicale capovolgimento di questa regola di orgoglioso riserbo. Critico spietato e profetico della barbarie giornalistica, adotta lo strumento del foglio periodico, la rivista L'Istante, che firma col suo nome e scrive interamente da solo. La battaglia che vi conduce contro il conformismo cristiano-borghese non potrebbe essere più violenta, diretta, scoperta. Il senso di questo paradosso è la necessaria, finale coincidenza tra ricerca interiore e responsabilità sociale. Nell'arco di quattro mesi, tra il 24 maggio e il 30 settembre 1855, escono nove numeri dell'Istante. Il 2 ottobre Kierkegaard stramazza per strada. Muore l'll novembre all'ospedale di Copenhagen, senza i conforti religiosi. Il n. 10 dell'Istante, già pronto per la composizione, non vedrà mai la luce. L'« inattualità» di questo testo - il più ignorato, il meno considerato di Kierkegaard - non ha smesso di aumentare lungo i centotrenta anni che ci separano dalla sua apparizione. Per la scelta che qui si presenta (quantitativamente, circa un decimo dell'intera opera) ci si è basati sull'unica traduzione italiana, di Antonio Banfi (L'Ora, Bocca 1950, che riproduce l'ediz. Doxa, 1931), alla quale sono state apportate poche minime correzioni, più che altro stilistiche, fuori d'ogni criterio filologico. I brani, che seguono una nostra numerazione, sono tratti rispettivamente: 1, 2, 3, dal n. 1, 24 maggio 1855; 4, 5, 6, 7, dal n. 2, 4 giugno; 8, dal n. 3, 27 giugno; 9, dal n. 4, 7 luglio; 10, 11, 12, dal n. 5, 27 luglio; 13, 14, dal n. 6, 23 agosto; 15, 16, 17, 18, dal n. 7, 30 agosto; 19, 20, 21, dal n. 9, 30 settembre 1855. 60 Biblioteca Gino Bianco

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