Diario - anno I - n. 1 - giugno 1985

tutte le previsioni. M.a è tenuto per mano da una bambina esigente, da un'« Alice nelle città » che non ha nessuna intenzione di vedersi sottrarre la porzione di meraviglie che le sono dovute. E il Sistema procede, corre, salta, zoppica, arranca. Tutti sono interessati alla sua sorte. Come intorno a un neonato, come intorno al loro beniamino, gli scienziati sociali sono riuniti per scrutare i suoi pallori e le sue esuberanze, i suoi sbalzi d'umore e di temperatura. Il Sistema non è più il vecchio decrepito di cui tutti aspettano la morte con urla e sibili di incoraggiamento. No: il Sistema è improvvisamente giovane, è nato di nuovo. Fragile e roseo, ci riserva un'incredibile quantità di sorprese. Oppure, forse è ancora decrepito, ultra centenario, ma nessuno ci fa più caso. Chi ha più voglia di mettere invidiosamente il dito sulla piaga sottolineando la sua età? Chi avrebbe ancora la maligna pazienza di tenere il conto dei suoi giorni? Il Sistema non è più un estraneo: ha un viso familiare che ci fa sentire a casa nostra ogni volta che lo guardiamo. E' vecchissimo e forse è stato infame. Eppure è cosl vitale! Metterlo da parte con un brusco gesto sarebbe da ingrati. Non è conveniente, ci danneggerebbe. E poi chi riesce a distinguere con questo buio la faccia di un neonato da quella di un moribondo. Le cose non vanno nel migliore dei modi, è vero. Ma potrebbero andare peggio. Quasi sicuramente (pensa ogni suddito fornito di stipendio e fondi di ricerc..a)andranno peggio. Si tratta di mantenere un equilibrio instabile. Non ci saranno crolli. Non ci sono alternative. Già cosl, il mondo è sufficientemente complesso, tanto complesso da non credere. Non va complicato ulteriormente con l'esercizio della critica. Beati i filosofi classici, beato Platone e beato Marx che sono nati e vissuti in un mondo nel quale tutto era semplice! Beati e poveri loro, che avevano bisogno di teorie globali e di sistemi filosofici! Per nostra fortuna, da qualche anno, l'universo sociale in cui viviamo richiede un'infinità dì decisioni rapide, che nessuno può fondare su una visione unitaria della situazione. Viviamo in una società complessa. Perciò dobbiamo essere semplici. Sempre più semplici. 45 Biblioteca Gino Bianco

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