Diario - anno I - n. 1 - giugno 1985

quel senso originario dei_diritti e dei doveri che ancora non è spento neppure nel più alienato degli uomini, ciò è da molto tempo e definitivamente diventata una barzelletta oscena anche per il più innocente, il più sprovveduto degli uomini. Un certo spmto amabile, allegro, leggero è proprio solo degli imbroglioni. Non parlo dei grossi imbroglioni, che tendono semmai ad ammantarsi di gravità, ma dei piccoli, di chi vive d'espedienti. E' il loro strumento di lavoro, e questo abito viene mantenuto anche nei rapporti, come dire, disinteressati. Sono spesso persone dotate di una buona autocoscienza, oneste con se stesse: troppo serie, insomma, per non vietarsi la serietà. Il forte, che può esercitare il potere senza dover ricorrere a sotterfugi, non è mai amabile. Colui che è onesto per paura, perché la disonestà è troppo rischiosa, è l'uomo più tetro che ci sia: il moralismo è la sua vendetta. Ci sarebbe poi la superiore amabilità e allegria che promana dalla bontà, se ci fossero i buoni. Quando, tanti anni fa, accettai l'offerta del PCI di presentarmi come indipendente nelle sue liste per le elezioni comunali, in famiglia ci fu non poca irritazione e preoccupazione. Ti metti contro la tua classe! contro i tuoi interessi! Cosa direbbe tuo padre, se fosse vivo! Ma la reazione che più mi colpi fu quella della portinaia. Il giorno in cui le liste furono rese ufficiali, incontrandomi sulla porta di casa, mi guardò in faccia e mi disse: « Me l'ha fatta! » Nient'altro. Oggi, tornando dall'aver sepolto lo zio, lungo i viali del cimitero, per uno strano caso mi sono imbattuto nel suo sguardo. Sapevo che era morta, ma l'avevo persa completamente di vista da più di dieci anni, quando s'era sposata e era andata a stare altrove. La foto della lapide la riproduce fedelmente, l'occhio nero vivo, ardente, e quella piega della bocca che esprime un'offesa profonda. Era fasci25 Biblioteca Gino Bianco

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