Diario - anno I - n. 1 - giugno 1985

malefatte degli alti comandi militari e bloccare ogni tentativo di scoprire la verità sul caso Dreyfus, al giudice che opponendosi all'audizione di un certo teste aveva contestato a Zola: « Conosce lei l'articolo 52 della legge 1881? », Zola esasperato rispose: « Non conosco la legge e non voglio conoscerla! » Questa battuta, che fu 'rimproverata a Zola anche dai suoi amici e della quale dovette subito scusarsi (Lanoux, biografo apologetico, parla di « errore balordo, malamente rimediato »), questa battuta non solo è più che giustificata nell'occasione particolare, come reazione al comportamento scandaloso del magistrato, ma esprime una verità assoluta. Che la legge sia diventata una tecnica, è un fatto che non ha vera giustificazione. La costruzione di ponti, la chirurgia cranica, la navigazione aerea, gli scavi archeologici, la traduzione da lingue straniere, la riparazione di automobili e televisori ecc. sono compiti che richiedono specifiche competenze. Che esistano degli « specialisti in giustizia» è semplicemente un orrore. La legge dovrebbe essere la mera formalizzazione del comune sentimento dei diritti e dei doveri. Ma se cosl fosse, non ci sarebbe mai stata la necessità di coniare la massima: « lgnorantia legis non excusat ». Un principio giuridico, un articolo di legge, una procedura non dovrebbero mai costituire motivo di sorpresa e frustrazione per il comune cittadino, che dovrebbe invece sempre riconoscervi l'espressione formalmente corretta di ciò che sente e pensa. Poiché accade il contrario, non è in causa l'ignoranza della legge da parte del cittadino ma l'ignoranza del cittadino da parte della legge. « Ignorantia non excusat legem. » So bene che la mostruosa macchina giudiziaria fa tutt'uno col generale sistema della produzione di m~rci. Con una differenza significativa. Mentre le nuove merci rendono automaticamente obsolete le merci precedenti, la produzione a getto continuo di leggi, norme, regolamenti, e ancora leggi norme regolamenti per l'interpretazione e l'applicazione di leggi norme regolamenti ecc. ecc. si accumula su se stessa formando immani stratificazioni e intrecci sempre più inestricabili. La legge, che di fatto ubbidisce all'economia, pretende ancor sempre con proterva impudenza a una sua autonomia e sacralità, ciò che le impedisce di essere almeno schiettamente funzionale agli interessi che serve. Quanto a esprimere la giustizia, vale a dire 24 Biblioteca Gino Bianco

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