bellati allo sfruttamento esercitato dallo stomaco, secondo lui i milioni di particelle di cui il corpo è composto mal sopporterebbero la dittatura del sistema nervoso centrale (o ragione, spirito, anima, o comunque si voglia chiamare l'unità centralizzatrice), e desidererebbero solo spezzare le loro catene, guadagnare l'autonomia locale. Per questo, metterebbero in atto ogni sorta di scioperi e sabotaggi. Ma ciò non significa la loro stessa morte? E' un problema che non si pongono, privi come sono di ambizioni progettuali, felici di abbandonarsi alla pigrizia, alla passività biologica, dovunque questa conduca. La morte è un concetto che ha senso se riferito a un insieme, a un'organizzazione complessa, che quando si rompe cessa di funzionare come tale. Mentre per i singoli minimi componenti si tratta semplicemente di ulteriori trasformazioni, forse nient'affatto spiacevoli ... Ancora un sogno avvilente. Che cos'ho fatto di male per meritare questi scherni? La vita è già così mediocre, meschina, perché devono toccarmi dei sogni ancora peggiori? La voce: Evidentemente lei vive molto al di sopra dei suoi mezzi ... Io: Non è possibile! Peggio di così... Credo di avere di me una opinione fin troppo modesta, laica, sobria, le assicuro ... La voce: Sobrio! Non mi racconti storie ... Lei è ancora un idealista bello e buono, trascende continuamente ... La sua vita è dominata dall'orgoglio ... Lei sublima ... Lei beve troppo Super-Io, abusa di Dover-Essere ... Lei si illude, mio caro, si fa ancora troppe illusioni sul suo conto ... Non è proprio il caso, mi creda. Ohimé. Dalla testimonianza di Vittorio Ciart compresa in una raccolta in memoriam di Alessandro D'Ancona (Firenze 1915): « ... nel '53, vagando un giorno pei colli nei dintorni di Firenze, il D'Ancona fu 22 Biblioteca Gino Bianco
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