dall'auto e entra nel bar, lasciando la portiera spalancata. Un paio d'auto che sopraggiungono devono fermarsi, manca lo spazio per passare. Con molta calma l'auto dei ragazzi si sposta di quel tanto che consenta la circolazione. Spegne il motore. Ora sono in quattro dentro l'auto a chiacchierare (o a tacere). Arriva un'altra auto e si affianca alla prima. Chiacchierano attraverso i finestrini aperti. Due scendono e entrano nel bar. Arriva un ragazzo su motocicletta e si ferma a ridosso degli altri. Chiacchierano. Dal bar escono due ragazzi e rientrano in auto. Una delle auto riaccende il motore, ma non parte. Dopo un po' spegne. Due ragazzi scendono da un'auto e si siedono sulla moto. Un ragazzo entra nel bar. Che vada a telefonare? Sembrerebbe la preparazione di una spedizione. Ma non partono. Entrano e escono dalle auto, dal bar. Parlano. Aspettano. Una delle auto riparte ma, al richiamo di un ragazzo di fuori, si blocca dopo pochi metri al centro della strada. Conciliaboli attraverso i finestrini. Auto che sopraggiungono sono costrette a fermarsi. L'auto dei ragazzi, non prima di un vivace scambio d'insulti, si accosta al marciapiede. Dopo un'ora sono ancora lì, apparentemente al punto di prima. Dopo un po' non ci sono più. Forse ognuno è tornato a casa sua. A quell'età non eravamo molto diversi. Con la differenza che non avevamo auto né grosse moto. Al più, la vespa. Ciondolavamo più o meno allo stesso modo. Si chiacchierava, si motteggiava, si fumava, senza sapere che cosa fare. Chi proponeva una cosa, chi un'altra, ma senza alcun sentimento del tempo, senza alcun bisogno di decidere, di concludere qualcosa. « Senatore Valiani, secondo lei Pietro Secchia pensava seriamente alla rivoluzione? » « Secchia predisponeva l'occorrente per· una lotta armata, ma, buono comè il pane quale in cuor suo era, non l'avrebbe scatenata se non in caso di necessità. » 20 Biblioteca Gino Bianco
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