mai avuto altri rapporti oltre il « buongiorno » e la « buonasera ». Mi butta le braccia al collo e mi bacia con trasporto sulla bocca. Subisco, interdetto, la sua lingua vivace e bene irrorata. Dietro di lei il marito, a me completamente sconosciuto, che ha visto tutto, s'inchina e mi stringe la mano con una specie di golosità. Potrebbe dire: « E' un onore, un privilegio insperato. » Questo, l'atteggiamento. Umile e euforico, m'informa che deve regolare con me un vecchio debito. Come non ho mai visto prima l'uomo, cosi non so nulla del debito. Estrae dalla borsa una lettera di quattro anni prima inviatagli dalla mia assicurazione dalla quale risulta che, avendomi arrecato un danno ammontante a circa 500.000 lire e avendone pagata la metà, mi resta debitore di una somma intorno alle 250.000 lire. A parte la stranezza procedurale, continuo a non ricordare nulla di questa faccenda. L'uomo estrae dalla tasca alcune monete e un biglietto da mille lire. « Tutto qui? » domando. Lui, sempre ilare, fa un ampio gesto come a dire « Ma no, naturalmente», però non aggiunge parola e non fa nulla. Mi indigno. Gli dico che quella miseria può tenersela, che non mi faccio prendere in giro. Lui si scusa umilmente, protesta le sue migliori intenzioni, continua a trattarmi come se fossi un suo superiore per grado sociale, intellettuale, « morale » (« Non mi permetterei mai...»), ma all'ossequio di parole e sorrisi non segue nulla di positivo. Gli urlo che il valore d'acquisto di 250.000 lire in quattro anni s'è ridotto della metà, sicché dovrebbe darmi almeno il doppio della somma. Per un attimo la sua faccia ha un moto di sorpresa, di perplessità, ma torna subito all'espressione umile e benevola. Gli urlo che è « un cretino». Subito me ne pento, soggiungo che non questo intendevo ma che «· si sta comportando come un cretino». Benché un po' scosso, lui continua a mantenere la sua aria devota e ilare ... Mi sveglio esasperato, rabbioso. Sono le quattro del mattino, ormai la notte è perduta, non ce la farò più a riprendere sonno. Circa dodici ore prima avevo avuto un alterco con tre giovani e avevo gridato a uno di loro che era « uno stronzo», ma questi s'erano dimostrati tutt'altro che remissivi e m'avrebbero coperto di botte se non fossero intervenuti a mia difesa alcuni passanti (caso del tutto insolito); non avevo peraltro evitato una buona dose d'insulti, pa18 Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==