Diario - anno I - n. 1 - giugno 1985

lirica! Ora i tempi si sono fatti brutti, bruttissimi, perfino per la più umile e appena onesta prosa giornalistica. Non c'è pericolo di concepire entusiasmi per il melo in fiore: non abbiamo il giardino. Meglio cosl, d'altronde. Ci mancherebbe pure il melo in fiore, per colmare la misura. Dopo due decenni di fortuna abbondantemente equivoca, Brecht sta attraversando una fase di eclissi. Ciò è male, perché quella di Brecht è una delle poche grandi opere del secolo. Ma se, come mi auguro, avremo un ritorno d'interesse per lui, non sarà più attraverso certi clichés retorici. E, per fare un altro esempio, l'autoritratto nel quale, interrotta la strofa che denuncia i guerrafondai e profetizza gli imminenti stermini, egli in tutta serietà provvede a coprire con una tela di sacco l'albicocco per proteggerlo dalla gelata (dopo di che, è implicito, tornerà ai suoi doveri di scrittore impegnato), apparirà per quello che è: ridicolo. Gli chiedo come sta, se il dottore l'ha visto, se lo trattano bene, cos'ha mangiato, se gli occorre qualcosa... Risponde a monosillabi, distratto, annoiato. Poi, improvvisamente, deciso: « Scusa se cambio discorso », e attacca uno dei suoi monologhi minuziosi e ossessivi come una tappezzeria che ripete sempre lo stesso disegno. Ho notato che quella formula - « Scusa se cambio discorso » - spesso la usa prima ancora che io abbia detto alcunché. Ma egli sa bene di interrompere, se non un discorso, un ordine di idee e di valori, il mio ordine, l'ordine « normale ». E' una premessa metodologica. Durante una trasmissione di « Portobello », Enzo Tortora porta alla ribalta il prof. Tal dei Tali dell'Istituto Eccetera, perché spieghi « in due parole » come saranno impiegati i cinque o sei miliardi raccolti su appello dello stesso Tortora e destinati alla ricerca sul cancro. Tre o quattro battute, applausi, commozione, entusiasmo, e poi Tortora congeda il professore « per non sottrargli tempo pre14 Biblioteca Gino Bianco

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