lotta ben reale (e comunque mai adulatorio o esornativo): la parte di errore inevitabile nelle scelte radicali, pratiche; coerente al principio del « come si agisce », che è un elemento di robustezza e non di debolezza della sua opera. Invece come suonano falsi, senza rimedio, assai più falsi di una lode a Stalin o di un inno al « grande metodo», i famosissimi versi: « Che tempi sono mai questi, quando un dialogo sugli alberi è quasi un delitto, perché comporta il silenzio su troppe stragi! » O quelli, pure arcinoti, in cui confessa l'intima lacerazione tra « l'entusiasmo per il melo in fiore e l'orrore per i discorsi dell'imbianchino». A parte che così prende due piccioni con una fava perché, pur concludendo virtuosamente che prevale il dovere ( « solo il secondo mi spinge a lavorare »), ha trovato il modo di non tacere l'altra natura, i suoi sentimenti per il melo in fiore, - ciò che non convince è l'alta qualità di entrambe le alternative. Mica confessa che è diviso tra le incompatibili necessità di far soldi e di combattere il capitalismo, tra fedeltà e tradimento, ambizione e fratellanza, sbornia e lavoro, viltà e coraggio. Macché, il conflitto è tra due specie diverse di virtù, tra due nature una più nobile e onorevole dell'altra: bontà o lucidità? gentilezza o azione? saggezza o giustizia? Alla faccia del destino crudele! I nostri anni sono meno drammatici, meno direttamente tragici, anche se più disperanti, di quelli di Brecht. Terrore e miseria ora si possono anche chiamare consenso e benessere. Perdere casa, famiglia, amici, lavoro, giocarsi la pelle sono fatti più traumatici, problemi più angosciosi dei dilemmi se andare o no in pensione, cambiare lavoro o moglie, votare Pci, Dp, Verdi o scheda bianca, farsi aggiustare l'automobile o i denti. I brividi nella schiena che dovevano dare i discorsi di Hitler appartengono a un ordine diverso rispetto al pigro schifo, alla nausea da sazietà che procurano il telegiornale o la lettura di « Repubblica». Ma anche nell'epoca di Brecht gli uomini erano dominati e divisi da problemi molto volgari e comuni, e Brecht lo sapeva tanto bene che il meglio della sua opera proprio questo testimonia e argomenta: il valore di ciò che sta in basso, la diffidenza e l'odio per tutto ciò che sta in alto. Ma ahimé quanta più fortuna ha conosciuto quell'altra maschera di cui Brecht s'è pure compiaciuto. Fossero stati « brutti tempi » soltanto per la 13 Biblioteca Gino Bianco
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