Diario - anno I - n. 1 - giugno 1985

dato per parlamentare (sia pure autodenunciandomi masochisticamente come assenteista), mi sono involontariamente attribuito il ruolo di giudice... Per uscirne, devo svegliarmi. Fratello maggiore: « Preferiresti essere zoppo o cieco? » Fratello minore: « Né zoppo né cieco. » « Non vale. Sei obbligato a rispondere. » « Né l'uno né l'altro. » « Ma è un gioco, non capisci? » Il fratellino tace, non si fida per niente. « E' soltanto un gioco. Bisogna stare alle regole. Zoppo o cieco: non è mica difficile. Soltanto uno stupido non saprebbe rispondere. Allora: preferiresti essere zoppo o cieco? » Sapendo di cadere in un tranello, ma troppo debole per tener duro, « Zoppo» mormora il piccolo. « Che scemo: gli piacerebbe essere zoppo. » « Non ho capito. » « Capirà, capirà ... » Per strada cercavo di distrarla. Un po' seguiva le mie chiacchiere divagatorie, ma poi tornava all'argomento, al suo terrore dell'iniezione, frignava, si piantava rifiutandosi di proseguire. Le promisi che subito dopo l'iniezione saremmo andati a comperare un certo costoso giocattolo che da tempo desiderava e che mi ero sempre rifiutato di regalarle. Sembrò accettare il patto di malavoglia, con l'aria offesa di chi ha subito un ricatto, mentre in definitiva il ricattato ero io. Ma quando si arrivò al dunque, nella stanza che puzzava di disinfettante, 10 Biblioteca Gino Bianco

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