donne chiesa mondo - n. 75 - gennaio 2019

DONNE CHIESA MONDO 18 DONNE CHIESA MONDO 19 a Roma per chiedere a Papa Francesco una Chiesa «con le donne», che includa e coinvolga veramente le donne. Al pellegrinaggio, sul quale è stato girato il documentario Habemus feminas e pubblicato il libro Einweiter Weg , hanno partecipato più di mille donne, uomini, laici, consacrati e vescovi. Giunti a Roma non è stato però possibile ottenere un’udienza dal Papa o dai suoi collaboratori. Mi permetto di chiederle se abbia perso la speranza: «No» affer- ma convinta. «Papa Francesco ha fatto passi importanti, come per esempio istituire per Maria Maddalena una liturgia uguale a quella degli apostoli, innalzandola al pari di essi». Priorin Irene intreccia le mani, il suo racconto diventa preghiera: «D’altra parte spero che il Papa su questo tema diventi ancora più concreto». Nel suo piccolo il convento di Fahr mostra come uomini e donne possano lavorare gli uni a fianco alle altre. Si tratta infatti di uno dei rarissimi doppi conventi rimasti al mondo: la congregazione maschile è a Einsiedeln e quella femminile a Fahr, ma fra le due ci sono im- portanti collaborazioni e l’abate è unico. A Fahr attualmente rimangono venti suore, che affrontano la crisi delle vocazioni con serenità. «Il convento è stato fondato nel 1130 ed ha saputo diventare un punto di riferimento per la comunità» rac- conta Priorin Irene. «Forse in futuro non saranno più le suore, ma un gruppo di donne che lavorano e con una propria casa a fare andare avanti questo posto. Il convento continuerà a esistere come luogo di spiritualità, ne sono certa». «Noi siamo pronte a cambiare insieme alla società» aggiunge so- rella Petra, la suora più anziana: ha 86 anni, ma ride come una ra- gazzina quando prova a ricordare qualche frase in italiano. Sorella Petra faceva l’insegnante e io le chiedo di quale materia: «Di vita» ri- sponde. «Insegnavo alle contadine della regione a vivere. Le mie ma- terie erano nutrizione, igiene, cura della casa e del bambino». Molte di quelle donne hanno poi deciso di chiamare le proprie figlie Petra, come segno di gratitudine e affetto. Oggi il convento di Fahr non è più una scuola ma si continua a percepire, da parte delle consorelle, la soddisfazione di aver vissuto pienamente la propria vocazione spirituale ed evangelica. «Sa — con- fessa sorella Petra — io sono in convento da sessantaquattro anni e ho avuto davvero una vita piena». Le chiedo quale futuro auspichi per la Chiesa: «Vorrei che le donne si sentano di nuovo incoraggiate e gratificate nel scegliere questa via — risponde — per trasmettere il messaggio di Dio felici. Credo che oggi ci sia bisogno di un cambia- mento, altrimenti non so dove andrà a finire la Chiesa. E perché questo avvenga, c’è bisogno delle donne». N EL DIRITTO CANONICO Una rivoluzione dimenticata di A GNESE C AMILLI N el diritto canonico la rivoluzione c’è stata nel 1983, al momento dell’entrata in vigore del codice vigente, accolto con grande interesse anche alla luce delle significative riforme introdotte, a cominciare da quella, capitale, di un nuovo linguaggio, per molti versi paritario, cir- ca i compiti e i ruoli dei Christifideles . Importante soprattutto il secondo libro del codice, efficacemente intitolato De populo Dei , che apriva la parte prima della trattazione con la definizione del termine Christifideles , che riuniva in un’unica categoria i fedeli tutti, qualsiasi fosse il loro ruolo nella Chiesa. I lavori preparatori al Codice hanno ampiamente documentato l’importanza e la profondità del dibattito sul «problema definitorio» e l’approfondito studio a suo tempo condotto era mirato a individua- re, anche nel linguaggio utilizzato, la missione unificatrice e identifi- cativa della Chiesa. Del resto il concilio Vaticano II aveva tracciato ampiamente questa strada e la recezione nell’ambito della codificazione finalmente for- insegnamenti della Chiesa». La diplomazia delle donne salverà la Terra santa Izzeldin Abuelaish, il medico palestinese che nel 2009 a Gaza perse tre figlie uccise da un colpo d’artiglieria israeliana durante l’operazione Piombo fuso, ne è assolutamente convinto: dopo anni e anni di negoziati fallimentari, è venuta l’ora di cambiare decisamente strada per raggiungere la pace in Terra santa, lasciando il campo alla diplomazia delle donne. Originario di Gaza, Izzeldin — che da qualche tempo lavora presso l’università di Toronto — è tornato nella sua terra d’origine per partecipare al primo congresso internazionale sulla rimozione delle barriere alla pace in Medio oriente, organizzato a Tel Aviv dal movimento Women Wage Peace (“le donne fanno pace”). «Ci dovrebbero essere più donne coinvolte al tavolo delle trattative» ha detto il medico durante la conferenza stampa (come riportato dal >> 15 >> 20

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