donne chiesa mondo - n. 75 - gennaio 2019

DONNE CHIESA MONDO 12 DONNE CHIESA MONDO 13 per la persona: «L’impegno dello studio non si può ridurre alla for- mazione iniziale o al conseguimento di titoli accademici e di compe- tenze professionali. Esso è piuttosto espressione del mai appagato de- siderio di conoscere più a fondo Dio, abisso di luce e fonte di ogni umana verità» ( Vita consecrata , cit.). A più voci e da più assisi autore- voli si propone di rivedere le rationes formationis d’istituto e di com- pletarle con le rationes studiorum , affinché anche alle donne consacra- te, come ai candidati al presbiterato e alla vita religiosa, sia garantito un percorso di studi coerente e solido, adeguato alla identità e alla missione che a loro è data di vivere nella Chiesa. La verità, alètheia , richiede un vivace e libero movimento di avvici- namento, un cammino spinto dalla meraviglia, una nostalgia di rive- lazione. Aristotele plasma un’immagine di verità rivelata come luce che ci fascia e ci circonda, mentre l’occhio della nostra intelligenza è simile all’occhio delle nottole: non riesce a vedere quando c’è luce vi- vida (cfr. Metafisica , II , 993). Lo studio, dunque, come cammino verso la verità, richiede che l’occhio interiore si alleni nella ricerca e nell’applicazione amorosa dell’anima in tale lavoro fascinoso. L’unico in grado di accendere cambiamento e trasformazione. Non sono le macro-rivoluzioni, ma i micro-processi, intuiti, voluti e perseguiti a cambiare la storia. Le macro-rivoluzioni generano vio- lenza e durezza. I micro-processi operano il cambiamento nei vissuti concreti, trasformano apparati annosi, ingranaggi improbabili, modi- ficano resistenze a oltranza con tocco lieve. Nei processi storici le donne hanno offerto un apporto peculiare, senza rivoluzioni, gesten- do il quotidiano con ingegnosa e critica tenacia. Così per le donne consacrate le svolte operate sono il frutto di micro-processi, di intui- zioni, di decisioni, di azioni audaci, talora silenziose: dall’intelligenza al centro del cuore ove ci si decide per l’ humanum e per Dio. Con lievità. Maria Lai, «Sindone» (1998, particolare) La suora che insegue i giovani adulti australiani in fuga dalla Chiesa A «The Record», mensile della arcidiocesi di Perth, suor Margaret Scharf, religiosa domenicana da 42 anni, ha raccontato il senso e lo scopo del suo nuovo ruolo di coordinatore della formazione degli adulti nella fede: elaborare strategie per riprendere i giovani adulti in fuga dalla Chiesa. Se lo scopo finale del lavoro condotto dalla arcidiocesi è quello di «riportare Cristo nella Chiesa e la Chiesa di nuovo a Cristo», processo che richiede molto tempo, il punto da cui partire — sostiene suor Margaret — è quello di individuare le lacune presenti. «Uno dei vuoti che abbiamo identificato è relativo ai giovani adulti: rimangono in ambiente cattolico D AL MONDO >> 15 atteggiamento di resistenza nella comunità ecclesiale, e a volte anche fra le stesse donne consacrate, verso questa nuova mentalità. Pur con i notevoli progressi fatti, bisogna riconoscere che non si è ancora rag- giunta una sintesi equilibrata e una purificazione degli schemi e dei modelli ereditati. Troppi ostacoli persistono nelle strutture e troppa diffidenza permane quando si verifica l’occasione di dare alle donne «spazi di partecipazione in vari settori e a tutti i livelli, anche nei processi di elaborazione delle decisioni, soprattutto in ciò che le ri- guarda» ( Vita consecrata , 58). Per aprire queste possibilità per le donne consacrate, è necessario che esse ricevano una preparazione culturale adeguata, mai minorita- ria; gli istituti di vita consacrata, infatti, al maschile e al femminile, «hanno sempre avuto un grande influsso nella formazione e nella trasmissione della cultura» ( Vita consecrata , 98). L’ardore e la dedizio- ne presenti nel vivere delle donne consacrate vanno pertanto sostenu- te dallo studio: «Senza la verità, la carità viene relegata in un ambito ristretto e privato di relazioni. È esclusa dai progetti e dai processi di costruzione di uno sviluppo umano di portata universale, nel dialogo tra i saperi e le operatività» ( Caritas in veritate , 4). Da più voci nasce l’invito allo studio sistematico delle scienze e della teologia nella loro pluralità e non solo, per non regredire, ri- spetto ai cammini percorsi nell’immediato post-concilio. La pressione delle opere spinge con frequenza a scegliere percorsi culturali e uni- versitari brevi, svalutando un patrimonio di competenze che gli isti- tuti con lungimiranza hanno favorito e promosso durante il XX seco- lo. Paradossalmente, nel passato, più che oggi, le congregazioni ap- paiono esploratrici della cultura, facendo studiare le religiose e per- correndo strade inedite, guidando scuole e ospedali. In Italia come in altri paesi europei le prime donne a frequentare università statali, a fine Ottocento, sono state delle religiose. E fin dagli inizi del Nove- cento, negli Stati Uniti d’America, le religiose hanno frequentato fa- coltà universitarie per discipline umanistiche, scientifiche, artistiche. In sostanza, le religiose sono state pioniere dell’istruzione femminile in ambito laico, in anni in cui erano ancora loro precluse le universi- tà cattoliche, e quindi la possibilità di studiare esegesi, teologia, dirit- to canonico. Dopo il concilio Vaticano II queste porte si sono aperte, con la possibilità per molte ricercatrici e intellettuali di inserirsi con creatività e coraggio nei dibattiti culturali aperti, e soprattutto di aprirne dei nuovi. L’oggi, con gli andamenti critici delle culture nei processi di muta- zione e di rifusione dell’umano, chiama con urgenza coloro che ren- dono il servizio dell’autorità negli istituti ad avere speciale attenzione

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