donne chiesa mondo - n. 73 - novembre 2018

DONNE CHIESA MONDO 16 DONNE CHIESA MONDO 17 Ileana Pazienza «Alice incontra lo Stregatto» (foto vincitrice del concorso «Dipende» ad Alberobello) Snapchat per fare incetta di like, tag, emoticon. E poi? E poi... chi s’è visto s’è visto. Perché di quegli scatti realizzati e pubblicati in rete a raffica resta spesso ben poco. Forse il ricordo, senza che ci sia però il tempo e la pazienza per rintracciarli nella memoria intasata del te- lefonino o di una nuvola digitale. La scorsa estate, alla radio e alla televisione ha imperversato una canzone che nel ritornello diceva: «Siamo l’esercito del selfie». Non si sarebbe potuta trovare espressione più calzante per descrivere il fe- nomeno che si è scatenato a partire dal 2011 quando è apparsa la pri- ma doppia telecamera su un telefonino. Al massimo si potrebbe cor- reggere la dimensione quantitativa di quella espressione, che risulta approssimata per difetto. L’esercito è già un’armata, transnazionale e transgenerazionale, uniformemente assoggettata a un’unica disciplina: la celebrazione dell’io. Nel 2014, un’indagine per conto di una casa produttrice di telefo- nini ha stimato in circa 29 milioni gli autoscatti condivisi ogni mese nel mondo. Sempre nello stesso anno, l’Università cattolica del Sacro Cuore, insieme con la fondazione Ibsa, ha presentato i risultati di un’inchiesta realizzata su un campione di 150 persone di età media intorno ai 32 anni. La maggioranza degli intervistati (39 per cento) ha dichiarato di fare selfie soprattutto per «divertire gli altri». Ma non sono pochi coloro che lo praticano per pura vanità (30 per cen- di P IERO D I D OMENICANTONIO I n principio era l’autoscatto. Bastava trovare un punto d’appoggio ab- bastanza stabile, accertarsi che l’inquadratura fosse sufficientemente ampia, premere il bottone e correre. Il risultato si sarebbe visto solo qualche giorno dopo: una volta esaurito il rullino e trascorso il tem- po necessario al laboratorio per lo sviluppo e la stampa della pellico- la. Poi le fotocamere sono cambiate. Sempre più piccole e leggere, sono entrate pure nella dotazione dei telefonini. Finché è spuntato il secondo occhio, piazzato sullo stesso lato di chi scatta. Addio ai grandi album gonfi di fotografie che conservavano la me- moria di generazioni familiari e che i bambini sfogliavano stando sul- le ginocchia di nonni espertissimi nel dare un nome anche ai volti che apparivano nelle immagini più ingiallite. E addio pure alle serate con gli amici, convocati con la promessa di una cena a base di pizza e birra e poi inchiodati davanti a un lenzuolo appeso alla parete per “ammirare” le diapositive dell’ultima gita fuori porta. Stop. Basta. Tutto finito. Adesso ci si accerta che il telefonino sia impostato nella modalità giusta, si stende il braccio, si scatta e via. Il selfie è servito. Pronto a viaggiare su Facebook, Twitter, Instagram, L A SOCIETÀ DEL SELFIE Mamma mi si è ristretta la vista

RkJQdWJsaXNoZXIy