donne chiesa mondo - n. 73 - novembre 2018

DONNE CHIESA MONDO 10 DONNE CHIESA MONDO 11 composizioni, di altri artisti inglesi e francesi; «una donna è attrezza- ta a dipingere l’infanzia», osservava il critico, «c’è un sentimento spe- ciale che gli uomini non sarebbero capaci di rendere a meno che non siano particolarmente sensibili e nervosi. Le loro dita sono troppo grosse per non lasciare qualche impronta rude e maldestra». C’è da dubitare che un personaggio indipendente come Mary Cassatt avesse scelto questo soggetto per compiacere i critici reazio- nari del suo tempo e confermare i loro cliché sessisti; penso invece che, da una parte, i bambini le piacessero moltissimo, e in particolare le piacesse disegnare le loro tenere membra nude; e che, dall’altra, ri- conoscesse in loro un aspetto vero e interessante della vita moderna, oltre che un simbolo del futuro tout court. I suoi bambini non sono Gesù, cioè un archetipo iconografico, benché nell’affrontare un tema così classico Cassatt avesse sicuramente rispolverato il suo spirito profondamente competitivo e la sua dichiarata ambizione di dipinge- re non solo come gli antichi ma addirittura meglio di loro; ed è que- sta sfida segreta di cui, in fondo, si accorse Degas, definendo scher- zosamente il biondo bambinetto dello “Specchio ovale” ( Mère à l’en- fant o Le miroir ovale ) «Gesù e la sua tata inglese». Questi bambini, inoltre, non risentono di quel sentimentalismo dolciastro caratteristico di molti artisti contemporanei, Alfred Ste- vens, Eugène Carrière o Henrietta Ward, obiettivo delle frecciate po- lemiche proprio di Huysmans. I bambini di Cassatt invece sono veri, profondamente realistici nei loro atteggiamenti quotidiani, la tenerez- za, la curiosità ma anche l’egoismo, la delusione e la goffaggine. So- no bambini divenuti visibili da poco in quanto tali: la loro modernità è sostenuta da un profondo cambiamento culturale, grazie al quale il bambino non è più visto come un adulto in scala ridotta, ma come un essere autonomo, con bisogni fisici, sanitari, cognitivi e affettivi propri. «Dopo il 1870 gli scienziati e i medici francesi, come Louis Pasteur, promossero campagne per fornire agli infanti un’adeguata e sicura provvista di latte, per sviluppare scientificamente i programmi educativi e per coinvolgere le madri nella cura primaria della loro prole», cura in precedenza delegata quasi completamente alle balie, almeno nelle classi medio-alte. Scienza e nascente sociologia scoprono insieme, insomma, la natu- ra, i diritti e le esigenze specifiche dei bambini; ed è su quei bambini ritrovati che si concentra lo sguardo di Mary Cassatt, uno sguardo, a suo modo, consapevole dell’importanza delle cure e dell’affetto ma- terno nei primi anni di vita. Inoltre, valorizzando il rapporto madre-figlio, Mary Cassatt esclu- deva di fatto gli uomini dai suoi quadri, mettendo a fuoco un mondo a cui essi non partecipavano e dove contavano davvero molto poco, in perfetta sintonia con i programmi femministi dell’epoca. Un mon- do, così come Mary Cassatt lo dipinge, esente certo da sessualità ma non affatto da sensualità: scegliendo donne-soggetto in virtù del loro essere madri, Cassatt restituisce a esse una fisicità che si appaga del contatto col bambino, dei corpi rotondetti, morbidi e nudi. Mary Cassatt «Bambina sulla poltrona blu» (1878) A pagina 11 «Gruppo familiare di lettura» (1901) Impressioniste Pubblichiamo uno stralcio tratto dal libro Impressioniste (Nomos Edizioni, 2018) di Martina Corgnati, storica dell’arte.

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