donne chiesa mondo - n. 72 - ottobre 2018

DONNE CHIESA MONDO 6 DONNE CHIESA MONDO 7 ma una tantum. Compiere una riflessione approfondita e far sì che vari interlocutori possano prendere la parola è tutt’altra cosa. A volte si parla di sessualità in modo latente, in termini di amicizie particola- ri, fusionali. Ma ciò non permette di riflettere sulla questione del rapporto di potere. E se gli abusi sessuali sembrano, nella Chiesa co- me altrove, a carico soprattutto degli uomini, gli abusi di potere e di coscienza sono invece condivisi tra uomini e donne, e a loro volta molto devastanti. Queste situazioni di abusi di potere mi fanno pen- sare a ciò che la psicanalisi chiama «clima incestuale». Ciò significa che l’altro è sotto il tuo dominio e che i punti di riferimento sono to- talmente confusi, il che rende impossibile la sua libertà. E ciò senza che ci sia necessariamente un abuso sessuale. Alcune situazioni di donne nelle comunità presentano caratteristiche di «clima incestua- le». Clima che ha effetti devastanti sull’esistenza, che la spezza nel più profondo. Con la quasi impossibilità di dimostrarlo, per di più. Il che spiega il silenzio di quelle religiose, a loro volta vittime di abusi… Occorrono le chiavi per decifrare questo clima incestuale. Spesso, nelle comunità religiose in cui c’è una disfunzione, questa viene oc- cultata, posta sotto il vincolo dell’obbedienza. Il che è ancora più terribile perché quando entri nella vita religiosa, ti fidi e la tua soglia di vigilanza si abbassa, cosa del tutto normale. Tu sei lì per Cristo, in una situazione di abbandono nella fede. Quando i tuoi superiori ti dicono «quel padre» o «quella suora» sarà il tuo cappellano o la tua responsabile, tu ti fidi, perché è l’istituzione a cui ti sei liberamente legata ad averlo deciso. In tale contesto, ogni abuso suscita un senso tragico di vergogna, molto profondo, e l’impossibilità di parlarne. Occorrono un grande coraggio e una straordinaria lucidità per supe- rare il “muro del suono”, in tale circostanza. Spesso, per liberarsi da quella morsa distruttrice, occorre uno shock dall’esterno, che sgretoli i muri della prigione: un evento familiare, uno scandalo nella comu- nità, una visita imposta dall’autorità ecclesiastica competente… La vita cristiana poggia sulla fiducia perché poggia sulla parola data: «ti prometto», «m’impegno» «ti perdono». Una delle poste in gioco at- tuali è di riuscire a stabilire una vigilanza senza che questa si tramuti in sospetto, perché il sospetto è un veleno per ogni comunità. La sfi- da è di stabilire procedure, controlli, proprio per preservare la qualità e la correttezza del legame. Altrimenti sarà questa qualità a venir lesa e l’unica opzione che resterà a quanti vogliono prendersi cura dei bambini e delle persone in situazione di vulnerabilità sarà il sospetto sistematico. Dana Popa «Lament»

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