donne chiesa mondo - n. 72 - ottobre 2018
DONNE CHIESA MONDO 4 DONNE CHIESA MONDO 5 vano in famiglia»? Un altro fattore possibile riguarda la nostra me- diocrità, quel lato meschino presente in ognuno di noi: la tentazione di proseguire sulla nostra strada, di non vedere quel che accade vera- mente, di non farci coinvolgere. Il coraggio è una virtù. L’emozione non lo è. Puoi ascoltare una vittima e piangere con lei, ma dire a te stesso che non ti fermerai a questo è tutt’altra cosa. Occorre una san- ta ira. E anche la libertà interiore per dire a noi stessi che le difficoltà che dovremo affrontare se parleremo non sono nulla rispetto a ciò che la vittima ha subito. Quando si pensa all’omertà, si pensa ai silenzi di uomini di Chiesa. Ma ci sono anche silenzi di donne, madri, religiose, di fronte alle vittime. Come spiegare questi silenzi femminili? Non sono sicura che esista una specificità femminile o maschile per spiegare il silenzio… Ma per quel che riguarda la Chiesa, nono- stante i progressi concreti, nonostante il posto dato alle donne e ai laici dal concilio in poi, l’uomo è ancora investito di un’autorità par- ticolare, il che suscita sempre atteggiamenti di deferenza, a volte im- motivati. Penso a situazioni recenti di superiore che si sono confor- mate al giudizio del vescovo mentre avrebbero dovuto informare su- bito Roma, perché il vescovo non era il loro superiore, anche se era- no nel suo territorio. Ma il loro rapporto con l’autorità era tale che se il vescovo chiedeva loro di non dire nulla finché lui non lo per- metteva, loro si sentivano in dovere di obbedire. Non tanto per pau- ra o mancanza di coraggio, quanto piuttosto per deferenza. Per don- ne in posizioni di autorità non è scontato non sottomettersi all’auto- rità locale, dunque maschile, anche quando è comunque chiaro che il loro interlocutore deve essere la Santa Sede. Ma per sapere se esiste una specificità femminile o maschile per spiegare il silenzio fra i reli- giosi bisognerebbe fare un raffronto tra un numero di casi significati- vi di situazioni taciute da superiori uomini e donne. Ciò che mi sem- bra ancora vero è che tra le religiose la questione della sessualità è stata un tabù più che tra gli uomini. Farle parlare del tema è quindi ancora più difficile. In che senso? Bisognerebbe sapere quanti sono i noviziati in cui si è veramente parlato di sessualità! Ho insegnato per circa vent’anni in un semina- rio; c’erano corsi sulla vita affettiva… A volte insufficienti, ma aveva- no comunque il merito di esserci. Nei noviziati, e in particolare nei noviziati femminili, la questione è più vaga, temo. Ci sono sessioni, Alla Guterman «For those who suffering abuse silently»
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