donne chiesa mondo - n. 72 - ottobre 2018

DONNE CHIESA MONDO 32 DONNE CHIESA MONDO 33 Mogli di diaconi o diaconi donna? di A NDREA T ASCHL -E RBER C i sono diaconesse nel Nuovo Testamento? Qualche traccia può essere rinvenuta soprattutto nella letteratura epistolare paolina. Il presente contributo approfondisce in particolare la domanda sul ruolo e la funzione in cui vanno comprese le donne menzionate in un paragra- fo sui diaconi in 1 Timoteo 3. A cavallo tra il I e il II secolo dopo Cristo, 1 Timoteo 3 ci offre un cosiddetto “quadro dei requisiti”. Per prima cosa vengono enumerate le qualità etico-morali — che appaiono piuttosto generiche e poco specifiche — di un epìskopos (“soprintendente”, 2-7), che deve essere persona rispettata sia nella propria casa sia nella società, poi (8-13) le caratteristiche, formulate in parte in modo parallelo, dei diàkonoi (“servitori”); le definizioni sembrano chiare in considerazione dei mi- nisteri che in seguito verranno chiamati così, ma che non sono con- gruenti con le funzioni di guida in 1 Timoteo 3. In questo passo, al versetto 11, viene dedicata particolare attenzione ai destinatari donna: «le donne siano dignitose, non pettegole, sobrie (come l’ epìskopos al versetto 2), fedeli in tutto». Dal punto di vista linguistico, la breve indicazione è strutturata proseguendo la costruzione sintattica del quadro dei requisiti che inizia al versetto 2 e viene di nuovo ripetuta al versetto 7 («bisogna che»; in greco seguono accusativi con infini- ti), in maniera del tutto parallela al versetto 8: «Allo stesso modo i diaconi/le donne siano dignitosi/e, non» (anche le altre caratteristi- che corrispondono nel contenuto). Si crea così l’impressione che ven- ga introdotto un ulteriore gruppo di detentori di un ufficio. Il versetto successivo stabilisce, con una nuova costruzione sintatti- ca, la monogamia dei diaconi uomini: «I diaconi non siano sposati che una sola volta, sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie famiglie» (3, 12), il che corrisponde alle caratteristiche personali ri- chieste per l’ufficio di epìskopos (cfr. i versetti 2 e 4). In entrambi i ti- pi d’ufficio, chi lo detiene deve dimostrarsi, secondo il concetto di ekklesìa come casa ( òikos ), un capo della casa capace di dirigere. In- fatti — come spiega l’inciso al versetto 5 — chi non è capace di man- tenere l’ordine nella propria famiglia, non è neanche considerato ido- neo a gestire l’ ekklesìa come «casa di Dio» (v. 15). Poiché dunque in 3, 12 lo sguardo viene portato sulla casa, ovvero sulla famiglia dei diàkonoi , il versetto 11 potrebbe anche riferirsi — secondo una inter- pretazione corrente — alle loro donne (mogli). Tuttavia il testo non dice esplicitamente che si tratta delle loro donne. Si pone inoltre la domanda perché a queste — diversamente che per l’ epìskopos , dove manca un riferimento analogo — ci si debba rivolgere direttamente, per di più in un quadro dei requisiti. Difficilmente si può dedurre che le pretese nei confronti delle famiglie dei diàkonoi siano più alte di quelle nei confronti della famiglia di un epìskopos . P AOLO E LE DONNE

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